Le pendici sud delle Melette hanno in riserbo aspetti veramente interessanti.
Il percorso inizia da Sambugari. La strada è segnalata da un cartello con indicazione Monumento monte Zomo.
Inizio del percorso
Indicazione del percorso
La strada prosegue in salita regalandoci degli stupendi panorami sull'altopiano ed oltre.
Dettaglio del percorso
Dettaglio del percorso
Dettaglio del percorso
Entrati nel bosco ampie curve ci portano sulla cima del monte Zomo.
Dettaglio del percorso
Sulla cima troviamo i monumenti ed un bellissimo panorama sull'altopiano verso Asiago ma anche verso la val Frenzela.
Monumenti sul monte Zomo
Monumenti sul monte Zomo
Vista su Asiago fino al Pasubio
Vista verso Camporovere e Roana
Val Frenzela
Dettagli sui monumenti.
Monumento al colonnello Ettore Bussi
AL COLONNELLO ETTORE BUSSI
DA MODENA
TRE VOLTE MEDAGLIA D'ARGENTO AL V.M. CHE COMANDANTE DI UN REGGIMENTO DI PRODI IL 157 REGGIMENTO FANTERIA BRIGATA LIGURIA A M. ZOMO, IL 16 17 NOVEMBRE 1917 CONTRO SOVERCHIANTI FORZE NEMICHE ANCORA UNA VOLTA CONDUSSE I SUOI FANTI ALLA VITTORIA CONSACRANDO COL SANGUE LA SUA DEDIZIONE ALLA PATRIA
LA SUPREMA DECORAZIONE AL V. M. L'ORDINE MILITARE DI SAVOIA PREMIO’ IL VALORE E L'OPERA SUA DI SOLDATO E DI CONDOTTIERO IL SUO SACRIFICIO DI MUTILATO
I CONCITTADINI
I COMPAGNI D’ARMI E DI FEDE
Monumento alla Brigata Liguria
Monumento alla Brigata Liguria
QUI E SULLE ADIACENTI POSIZIONI DELLA MELETTA E CAMPANELLE LA BRIGATA LIGURIA 157-158 REGG.FANTERIA IN ORE GRAVI PER LA PATRIA INFRANGEVA L'IMPETO NEMICO ANELANTE ALLA PIANURA DANDO MIRABILE PROVA D'EROISMO E SACRIFICIO 12/11-5/12-1917
A PERENNE RICORDO DEI GLORIOSI CADUTI E DEI DIFENSORI TUTTI I SUPERSTITI NEL 40° DELLA VITTORIA
Dai monumenti, con un'ampia curva che da est punta a nord, si trova un'incrocio dove è necessario seguire verso sinistra.
Dettaglio del percorso
Incrocio, seguire il percorso a sinistra.
La stradina si immette in un'altra strada proseguendo verso nord.
Dettaglio della strada
Dopo circa un centinaio di metri si incontra un sentiero segnalato come 858/B.
Uscita dalla strada sulla destra nel sentiero 858/B
Dettaglio del ripido sentiero
Tabelle alla fine del sentiero
Il sentiero molto ripido ci porta nella zona delle Puche. Una tabella, riportata nella sezione Natura e Ambiente a fondo pagina, ci spiega cosa sono le Puche. In teoria c'è un breve ramo del sentiero che porta verso nord dove è possibile vedere delle altre Puche, ma non è agibile.
Proseguiamo verso sud-est seguendo la tabella.
Tabella verso le Puche
Rientrando nel bosco si iniziano a vedere in mezzo agli abeti alcuni faggi dalle strane forme.
Puche
Ma oltre ai faggi alcuni gradini in pietra ci distolgono l'attenzione. Ma da chi e quando sono stati fatti?
Gradini e Puche
Zigzagando il sentiero continua a salire in mezzo alle Puche e sempre con questi gradini in pietra.
Puche
Gradini
Puche
Puche
Ormai al termine della salita e del bosco, ci accoglie un antico faggio al suo cospetto.
Faggio monumentale d'Italia
Faggio monumentale d'Italia
Albero iscritto nell'Elenco degli alberi monumentali d'Italia curato dalla Direzione generale dell'economia montana e delle foreste - DIFOR IV
DATI GENERALI (Data rilevo: 01.12.2015)
Nome scientifico: Fagus sylvatica L.
Nome comune: Faggio
Età stimata: > 200
Circonferenza a m 1,30: 300-430 cm
Altezza dendrometrica: 15-17 m
Identificativo elenco: 03/D882/V1/05
ASPETTI DI MONUMENTALITÀ
a) età e/o dimensioni b) forma e portamento c) valore ecologico f) pregio paesaggistico g) valore storico, culturale, religioso
QUESTO E' UN ALBERO MONUMENTALE D'ITALIA. RISPETTALO. NON DANNEGGIARLO.
Usciti dal bosco, si prosegue a destra in direzione sud-est, camminando sempre lungo il suo margine.
Sentiero nel margine del bosco
Trincee
In pochi minuti si ritrovano delle tabelle, si prosegue in discesa seguendo il sentiero 5.
Tabelle dell'incrocio
Si inizia a scendere, e a scendere e a scendere ancora con diversi tornanti di un'antica mulattiera.
Dettaglio della discesa sul sentiero 858
Dettaglio della discesa sul sentiero 858
Sinceramente ci è venuto il dubbio di essere scesi troppo, la salita non sembrava affatto così lunga!
Ma finalmente il sentiero termina in una strada dove si prosegue dritto verso ovest.
Fine del sentiero
Dettaglio della strada
Stabilimento "Rigoni di Asiago"
La strada prosegue in falso piano, fino a ricongiungersi con la strada che sale dal monte Zomo.
Incrocio verso il monte Zomo, proseguire a sinistra
Ripresa la strada per il monte Zomo si ritorna per il percorso fatto all'andata.
Panorama verso Asiago
Il sole imprigionato
Come si raggiunge:
Da Gallio (VI) in direzione Foza-Enego. Usciti dal paese si prosegue per 2,5 Km fino a Sambugari.
Mappa e traccia GPS:
SCHEDA PERCORSO | |
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Zona: | Altopiano dei 7 Comuni o di Asiago |
Provincia / Comune: | Vicenza / Gallio |
Categoria: | Montagne, Sacrari, Cimiteri e Lapidi di Guerra |
Tipologia: | Naturalistico, Paesaggistico, Storico, Panoramico |
Periodo storico: | Prima Guerra Mondiale |
Coordinate punto di arrivo: | 45.904586 - 11.579597 (45°54'16" N - 11°34'46" E) |
Coordinate parcheggio: | 45.892505 - 11.571174 (45°53'33" N - 11°34'16" E) |
Altitudine di partenza (m): | 1047 |
Altitudine di arrivo (m): | 1578 |
Dislivello (m): | 533 |
Difficoltà del percorso: | E - Escursionistico |
Ore a piedi: (complessive, esclusa visita) | 3 ore |
Km totali: | 8,00 |
Come si raggiunge: | A piedi |
Natura e Ambiente:
(tratta dai tabelloni in loco)
LE PUCHE
Ci troviamo nel versante sud occidentale delle Melette di Gallio, ad una quota di 1400 - 1500 m; dal punto di vista vegetazionale siamo all'interno di una fustaia coetanea di abete rosso destinata ad evolvere verso la faggeta montana tipica.
La peculiarità della zona è costituita dalle cosiddette "PUCHE" (termine del dialetto cimbro derivante dal tedesco Buche-Faggio), enormi ceppaie di faggio che costituiscono una specificità nel panorama della selvicoltura del Veneto.
La particolarità della loro forma, simile in molti casi a quella di enormi candelabri, dovuta all'abbandono della pratica della capitozzatura, una forma di potatura consistente nel taglio del tronco all'altezza di 2-3 metri per stimolare l'emissione di nuove fronde e polloni, in pratica un ceduo aereo adatto alla produzione di foglia per l'alimentazione del bestiame, protetto dal morso degli animali pascolanti, trovandosi a una certa altezza dal terreno.
Nella zona era infatti diffuso negli scorsi secoli e probabilmente fino alla Grande Guerra l'utilizzo di prati-pascoli alberati, ovvero pascoli in cui si trovavano piccoli raggruppamenti di faggio, che costituiva l'essenza arborea dominante, come dimostrato anche dalle tracce delle numerose pozze di abbeveraggio ancora visibili all'interno del bosco.
Alcuni recenti studi hanno infatti dimostrato che la biomassa e le specie foraggere favorevoli sono più abbondanti nei pascoli alberati che nei vicini pascoli aperti, come già era noto ai pastori che fin dall'alto medioevo conoscevano e gestivano questo sistema per produrre foraggio e fieno.
La capitozzatura degli alberi nei pascoli alberati consentiva pertanto un incremento della produzione di fieno da sfalcio, di erbe da pascolo e di foraggio verde (frasche) proveniente dalla potatura più o meno regolare dei faggi. Tale pratica, che consentiva di alimentare le numerose greggi ovine e caprine che transitavano in questi luoghi per salire sui pascoli estivi o scendere sui pascoli invernali della vicina pianura veneta secondo l'antico rito della transumanza, è stata documentata in molte parti dell'Appennino fin dal VI-VII secolo d.c. e fino al XIX secolo.
Negli anni scorsi sono stati realizzati interventi finalizzati all'eliminazione di alcuni dei soggetti di abete rosso che creavano ombreggiamento ed ostacolo alle puche, al fine di preservare gli ultimi spettacolari esempi di questa originale forma colturale, un vero e proprio esempio di archeologia ambientale.
I FAGGI DI MELETTA DAVANTI - GALLIO (VI)
CARATTERISTICHE DELLA SPECIE
Il faggio è un albero che raggiunge i 30-35 m di altezza (raramente i 40 m) e diametri del tronco di 80-150 cm. Il suo tronco è generalmente dritto e slanciato con costolature in prossimità del colletto. La corteccia è grigio chiaro, liscia con caratteristiche striature orizzontali; la base del tronco, con l'età, può formare un ritidoma con screpolature e fessurazioni. I rametti dell'anno, di colore verde scuro, sono inizialmente tomentosi ma diventano presto glabri. Le foglie sono semplici, alterne, caduche, di forma ellittica o ovale-ellittica, verde chiaro e poi brune alla caduta. E' albero monoico e fiorisce in aprile-maggio. Il frutto detto "faggiola", ha un pericarpo globoso, coriaceo, lucido e a maturità di colore marrone. La maturità riproduttiva avviene, in bosco, a 60-80 anni, mentre negli esemplari isolati in metà tempo. La fruttificazione è incostante ma ogni 4-5 anni diventa abbondantissima (anno di pasciona). L'areale comprende tutta l'Europa occidentale, al Nord e Centro- Europa il faggio è specie di pianura, al Sud diventa specie montana. E' specie mesofila e sciafila, preferisce suoli fertili, freschi, di medio impasto e ben drenati.
NOTIZIE STORICO-CULTURALI
Gruppo di dieci faggi secolari ubicati a quota 1544 m, in un'area di circa 1500 mq. Gli esemplari presentano forma e portamento particolare, simile a candelabri, dovuti a potature frequenti effettuate in tempi passati allo scopo di stimolare l'emissione di nuove fronde per l'alimentazione del bestiame ad un'altezza sicura dal morso degli animali al pascolo. Evidente è il loro valore ecologico per la presenza di alcune cavità interne di legno morto, habitat ideale per la vita e la riproduzione di insetti xilofagi quali ad esempio la Rosalia Alpina. Il nome della località in cui si trovano, "Puche", in lingua Cimbra significa appunto "Faggio".
Il legno di faggio duro e pesante, ma facile da lavorarsi, è sempre stato utilizzato per mobili, per vari utensili di lavoro e di uso domestico, come combustibile o per la produzione di carbone.
Data visita: 01/11/2024
Data pubblicazione: Nov. 9, 2024
Autore: Corrado De Zanche