Monte Pasubio - Strada delle 52 Gallerie

Monte Pasubio - Strada delle 52 Gallerie

Ardita mulattiera della Grande Guerra (m 1928)

 

Abbiamo percorso la Strada delle 52 Gallerie del Monte Pasubio in una giornata nuvolosa che non ci ha permesso di vedere lo splendido panorama ne tanto meno farci capire quanto scoscesa è la montagna e la difficoltà che hanno avuto nel realizzare questo splendido tracciato in costa.

Il tracciato è percorribile solo a piedi, è mantenuto dagli Alpini e recentemente sono state aggiunte delle tabelle sulla storia di questa meraviglia a cura dell'Ecomuseo della Grande Guerra.

L'inizio del percorso si trova a Bocchetta Campiglia, dove ci sono un paio di parcheggi a pagamento.

Alle 9 del mattino il primo parcheggio era già pieno a dimostrazione di quanta gente ha la passione della montagna e della storia di questi luoghi.

Inizio del percorso

Inizio del percorso

Inizio del percorso

Inizio del percorso

Il sentiero comincia subito in salita e dopo un centinaio di metri si trovano le prime tabelle sulla descrizione storica di questo sentiero.

Area informativa

Area informativa

Area informativa

Area informativa

Pasubio - Strada delle Gallerie

Pasubio - Strada delle Gallerie

La prima galleria, un monumentale ingresso ad un monumento lungo 6.300 metri. E' necessaria la torcia elettrica, molte delle 52 gallerie sono lunghe (la più lunga è di 320 metri) ed alcune sono particolarmente ripide ed impegnative.

Ingresso della prima galleria

Ingresso della prima galleria

Pasubio - Strada delle Gallerie

Pasubio - Strada delle Gallerie

L'ottava galleria presenta una diramazione sulla destra per una postazione da cannoni. Altre gallerie avevano delle aperture che potevano essere utilizzate, oltre che per l'illuminazione delle stesse, anche come possibili postazioni.

Pasubio - Strada delle Gallerie

Pasubio - Strada delle Gallerie

Pasubio - Strada delle Gallerie

Pasubio - Strada delle Gallerie

Pasubio - Strada delle Gallerie

Pasubio - Strada delle Gallerie

Tra la 18ª e 19ª galleria dei pozzetti permettevano di minare ed eventualmente far saltare parte del tracciato rendendo inutilizzabile la mulattiera.

Pozzetto di mina

Pozzetto di mina

Spettacolare l'uscita della 20ª galleria, si commenta da sola anche con la nuvola che parzialmente la nasconde

Uscita della 20ª galleria

Uscita della 20ª galleria

Pasubio - Strada delle Gallerie

Pasubio - Strada delle Gallerie

Il percorso non è sempre agibile, prima di partire è meglio consultare il sito su Facebook del Rifugio Papa che indica lo stato dei sentieri del Pasubio.

Finalmente siamo sopra alle nuvole

Pasubio - Strada delle Gallerie

Pasubio - Strada delle Gallerie

Si comincia a vedere lontano e rimaniamo di stucco alla vista del Rifugio Papa che è alla fine della Strada delle Gallerie.

Rifugio Papa

Rifugio Papa

Rifugio Papa

Rifugio Papa

Rifugio Papa

Rifugio Papa

Pasubio - Strada delle Gallerie

Pasubio - Strada delle Gallerie

Dopo 3 ore siamo arrivati all'uscita dalla 52ª galleria alle Porte del Pasubio, ci meritiamo la foto di rito.

Pasubio - Strada delle Gallerie

Pasubio - Strada delle Gallerie

Il nostro percorso prosegue con la visita a Cima Palon ed al Dente Italiano, ma questo è descritto sulla relativa pagina.

Per il ritorno si può scegliere di ripercorrere le gallerie oppure utilizzare la strada degli Scarubbi. Abbiamo optato per la seconda soluzione essendo un tracciato più facile da percorrere anche se molto lungo. Il tempo impiegato è stato di 2 ore e 20 minuti con qualche scorciatoia.

Piacevole la presenza di camosci e del panorama sulla Val Posina.

Pasubio - Strada delle Gallerie

Pasubio - Strada delle Gallerie

Strada degli Scarubbi

Strada degli Scarubbi

Strada degli Scarubbi

Strada degli Scarubbi

Strada degli Scarubbi

Strada degli Scarubbi

Strada degli Scarubbi

Strada degli Scarubbi

Descrizione dettagliata delle gallerie

Pasubio - Strada delle gallerie - Piantina

Pasubio - Strada delle gallerie - Piantina

Pasubio - Strada delle 52 Gallerie - Luglio 2016

Pasubio - Strada delle 52 Gallerie - Luglio 2016

Pasubio - Strada delle 52 Gallerie - Luglio 2016

Pasubio - Strada delle 52 Gallerie - Luglio 2016

Pasubio - Strada delle 52 Gallerie - Luglio 2016

Pasubio - Strada delle 52 Gallerie - Luglio 2016


Come si raggiunge:

Esistono tre possibili vie d'accesso, tutte asfaltate e ben segnalate, che portano a Colle Xomo e da li si prosegue per altri 1,5 km verso Bocchetta Campiglia:
- da Schio (VI) prendendo la SS46 verso Rovereto dopo circa 17 km in località Ponte Verde si prende la strada a destra
- da Schio (VI) verso S.Caterina di Tretto, al tornate prima del paese si prosegue a sinistra
- da Posina (VI) si attraversa il paese seguendo la segnaletica

Il parcheggio è a pagamento.


Mappa e traccia GPS:

Mappa e traccia Monte Pasubio - Strada delle 52 Gallerie

Monte Pasubio - Strada delle 52 Gallerie

SCHEDA PERCORSO
Zona:Piccole Dolomiti, Pasubio, Novegno
Provincia / Comune:Vicenza / Valli del Pasubio
Categoria:Montagne
Tipologia:Naturalistico, Paesaggistico, Storico, Panoramico
Periodo storico:Prima Guerra Mondiale
Coordinate punto di arrivo:45.784064 - 11.186591
(45°47'2" N - 11°11'11" E)
Coordinate parcheggio:45.778573 - 11.228064
(45°46'42" N - 11°13'41" E)
Altitudine di partenza (m):1216
Altitudine di arrivo (m):1928
Dislivello (m):940
Difficoltà del percorso:E - Escursionistico
Ore a piedi:
(andata e ritorno, esclusa visita)
5 ore 30 minuti
Km totali:11,70
Come si raggiunge:A piedi

Storia:

(tratta dai tabelloni in loco)

Tra le mulattiere di guerra che salgono al Pasubio, la Strada delle Gallerie o della Iª Armata, che da Bocchetta Campiglia (mt.1216) conduce a Porte del Pasubio (mt.1928), rappresenta un percorso di straordinario interesse storico e ambientale.

La sua realizzazione è definita impresa dei giganti, che nessun'altra opera eguaglia su tutta la fronte europea, miracolo di ardimento e lavoro di incomparabile grandiosità, vera e propria meraviglia nei fasti dell'ingegneria militare. Fu certamente il risultato di tenace volontà, di lavoro esemplare, di sacrificio e abnegazione, di commovente spirito di emulazione fra le squadre dei genieri minatori addetti alla costruzione, come ebbe a sostenere il capitano Corrado Picone, allora comandante di quegli uomini.

Progettata dal tenente ing. Giuseppe Zappa per incarico del comando della Iª Armata, fu realizzata dalla 33ª compagnia minatori del 5° reggimento Genio e da 6 centurie di lavoratori militarizzati. La sua costruzione doveva sostituire, nella parte più esposta alle artiglierie austro-ungariche e più pericolosa al transito invernale per le numerose valanghe, la camionabile Ponte Verde-Colle Xomo-Bocchetta di Campiglia-Porte Pasubio.

Le difficoltà furono molte. Tutta la parte rocciosa, quella rivolta verso la Val Leogra, si presentava quasi inaccessibile. Proprio nel primo tratto, dalla Bocchetta di Campiglia fino a quasi quota mt.2023 dei Forni Alti, correva una lunga cresta tormentata da pareti nude e verticali, da guglie vertiginose e da canaloni oscuri e profondi, che non era mai stata percorsa: la Bella Laita.

La sola opera di rilevamento topografico, compiuto in uno degli inverni più rigidi e nevosi del secolo, dovette superare difficoltà estreme.

I lavori iniziarono nel marzo del 1917 e furono portati a termine in pochi mesi. Ai primi di novembre l'opera era realizzata fino a passo di Fontana d'Oro (43ª galleria) e nel dicembre successivo giungeva alle Porte del Pasubio.

Il tracciato si svolge in una zona totalmente rocciosa. La sua lunghezza complessiva è di circa mt.6300, dei quali 2399 distribuiti in 52 gallerie e i restanti tagliati a mezza costa. La larghezza minima misura mt.2,20 e quella media mt.2,50; la pendenza media risulta del 12% e il raggio esterno minimo delle curve è di mt.3,00.

Le gallerie, illuminate elettricamente e mediante finestroni aperti nella roccia, consentivano il transito di salmerie sia con carico centrale che laterale.

Sul bordo esterno dell'intero tracciato ed in corrispondenza delle finestre in galleria correva una ringhiera in ferro tondo sostenuta da paletti a T.

Quattro gallerie sono a tracciato elicoidale, la 19ª è la più lunga, misurando mt.320, mentre la successiva passa a spirale, per quattro volte su se stessa, entro un gigantesco torrione ed è, senza dubbio, motivo di curiosità e meraviglia per quanti percorrono la Strada.

La Strada della Iª Armata, attraversando le Porte del Pasubio, si accorda alla rotabile della Val di Fieno, che conduceva alle posizioni della Lora e del Cosmagnon attraverso la Strada degli Eroi con altre undici gallerie e completa, con la galleria dedicata al gen. D'Havet, il già straordinario percorso. La Strada delle 52 gallerie in 6 chilometri supera dunque oltre 800 metri di dislivello.

Circa la sua efficacia, dal punto di vista strategico, basti dire che gli austriaci, perfettamente informati di ogni cosa, considerarono impresa vana e disperata ogni attacco.

I lavori iniziati in pieno inverno con una ventina di uomini arrivarono, nel periodo aprile-settembre 1917, nel tratto B.Campiglia-Fontana d'Oro, ad impegnare non meno di 600 persone. L'apertura della Strada richiese quasi esclusivamente lavori di mina, furono usati martelli perforatori ad aria compressa, l'erogazione della quale proveniva dall'impianto di Malga Busi. L'aria veniva compressa e spinta nella tubazione (con pressione di circa 5/6 atmosfere) da 2 motori da 100 e 60 HP ad olio pesante.

A Malga Busi era collocato anche l'impianto elettrico, con la cabina di trasformazione a Fontana d'Oro, che provvedeva all'illuminazione delle gallerie. L'esplosivo adoperato fu, a seconda della disponibilità dei magazzini di rifornimento, gelatina, cheddite, echo, salubite, vibrite e polvere nera.

Naturalmente tutto questo comportò l'organizzazione di un cantiere che previde la costruzione di grandiosi baraccamenti, di numerosi telefori (teleferiche a mano), la sistemazione di sentieri di servizio e di accesso al lavoro e lo stendimento di chilometri di tubi per l'erogazione dell'aria compressa. Opera questa che culminò nella posa della grande tubazione, issata per la Val Camossara e dalla quale si diramavano le tubazioni secondarie, da una parte verso la Bella Laita e dall'altra verso Fontana d'Oro ed il Soglio Rosso.

 

INQUADRAMENTO STORICO AMBIENTALE - IL PASUBIO

Perno centrale delle Prealpi Venete, il Pasubio è un massiccio calcareo, compatto dalla possente struttura perfettamente circoscritta ed esaltata da profondi solchi vallivi che gli conferiscono una precisa identità. L'insieme del massiccio è infatti circoscritto dalle vallate del Leogra, del Posina, del Leno di Terragnolo e del Leno di Vallarsa. Le pendici del monte sono molto scoscese, di carattere prettamente dolomitico e dalle caratteristiche guglie, forre e gole, soprattutto sul versante meridionale. La parte sommitale è invece un ampio e ondeggiato altipiano in cui si alternano crinali brulli e rocciosi ed ampie conche prative, con una serie di alture superiori ai 2000 metri di quota.

La displuviale è costituita dalla serie di cime che, dal Soglio dell'Incudine (mt.2114) vanno al Col Santo (mt.2112), attraverso Cima Palon (mt.2232) massima sommità del massiccio, passando per i Denti italiano e austriaco (mt.2220 e mt.2203), M.te Roite (mt.2144) e M.te Testo (mt.1998). Dall'asse principale di cresta si staccano vari rami culminanti sul M.te Forni Alti (mt.2023), sul M.te Corno di Pasubio (mt.2141) e sul M.te Roite, che insieme ad altre cime minori creano vaste conche fra le quali l'alpe Pozze, l'Alpe Cosmagnon e, verso le Porte, l'Alpe Pasubio. Dalla cima del Palon si gode uno scenario meraviglioso, lo sguardo può spaziare sulla pianura vicentina e veneta fino alla laguna di Venezia e all'Appennino emiliano, sugli Altipiani d'Asiago e di Tonezza, sulle dolomiti bellunesi e trentine, sui ghiacciai dell'Adamello e della Presanella, sui gruppi del Sengio Alto, Carega e Tre Croci, sul M.te Baldo e Lessini veronesi. Una grandiosa rete di strade, mulattieri e sentieri percorre il massiccio da ogni lato, fornendo una vastissima gamma di itinerari d'accesso.

L'attuale limite amministrativo fra le province di Vicenza e di Trento ricalca esattamente anche sul Pasubio il confine politico esistente fino al 1918 fra Italia e Austria-Ungheria. Fu questa la premessa all'eccezionale ruolo strategico che questo luogo ricoperse durante la Grande Guerra, diventando la montagna più accanitamente contesa fra tutte sul fronte alpino.

Tra la fine del maggio 1915 e il successivo dicembre, le truppe italiane contestualmente alla progressiva ritirata delle esigue forze austro-ungariche, occuparono l'intero massiccio del Pasubio arrivando a breve distanza da Rovereto. Simile avanzata compiuta in un settore al quale era stato affidato un compito strettamente difensivo, assunse allora aspetti esaltanti, costringendo però a fermarsi davanti alla linea di massimo arretramento prevista dagli Imperiali. Linea dalla quale gli austroungarici, il 15 maggio 1916, sferrarono la grande "Offensiva di Primavera" destinata a passare alla storia col termine di "Strafexpedition", ormai unanimemente riconosciuta come una delle più grandi battaglie che mai si siano combattute in montagna.

Cominciava esattamente in questo momento, l'epopea del Pasubio. Nel volgere di pochi giorni la battaglia si trasferiva prima sul Col Santo, e successivamente sulla sommità del monte, nel contempo attraverso le valli sottostanti gli Austro-Ungarici tentavano l'avvolgimento e, mentre in Vallarsa la loro pressione veniva bloccata all'altezza degli abitati di Parrocchia e Zondri, non altrettanto accadeva in Val Posina dove essi si accostarono pericolosamente al Colle Xomo e a Bocchetta Campiglia intercettando la rotabile degli Scarubbi.

Sul versante occidentale gli Austriaci riuscirono ad impadronirsi quasi per intero dell'Alpe di Cosmagnon e del Ciglione Lora-Sogi. Al centro lo scontro si stabilizzava su due sommità rocciose che torvamente si fronteggiavano: fino a quel momento prive di nome, diverranno celebri come Dente Italiano e Dente Austriaco.

Su queste posizioni, strenuamente difese dagli italiani, il 17 giugno 1916 si esauriva lo slancio dell'offensiva austroungarica che, mancata la conquista del Pasubio, pesò in maniera determinante sul suo sostanziale fallimento.

Da allora il Pasubio divenne protagonista di una grandiosa vicenda storica che non trova paragoni sull'intera fronte tridentina e che trasformerà la montagna in quella che un combattente austriaco non esitò a definire la caldaia delle streghe.

Sull'asprezza dei combattimenti avvenuti in Pasubio le versioni tratte dai racconti, dalle memorie e dai diari sono concordi e si muovono tutte nello sfondo di una allucinante tragicità.

Dal giugno del 1916 al novembre del 1918 la vita su questo monte superò ogni possibilità di umana sopportazione.

Il vivere fu ben più duro che il morire.

Valga per tutti il racconto che, l'allora tenente Michele Campana nel suo "Un anno sul Pasubio" ci lascia di uno delle centinaia di episodi della battaglia combattuta fra italiani e imperiali dal 9 al 20 ottobre 1916 per il possesso del Dente Austriaco: Due batterie di nostre bombarde concentravano il fuoco sul camminamento che dalla "Casermetta difensiva" conduce al Dente. Vedemmo fra i nugoli di fumo saltar per aria pezzi d'uomini. In uno scoppio si scorsero proprio soltanto due gambe nel cielo divaricarsi. Tutta l'intera colonna dei nemici venne a farsi maciullare così, in quel passaggio obbligato dove minuto per minuto cadeva una nostra bombarda... Nessuno potrà mai dare una pallida idea della terribilità di quella mischia. Alcuni momenti si vedevano uomini avvicinarsi. Un obice faceva saltare in aria amici e nemici. La morte li coglieva insieme, nella stretta dell'odio. I duecento metri del Dente erano divenuti un formichio di esseri, non umani, ma sovrannaturali; demoni certo che correvano fra le rovine; sopravvivevano tra le fiammate delle bombe a mano e le eruzioni delle granate.

Nella vastissima memorialistica della guerra sul Pasubio ci sono pagine, come questa, che fanno un quadro di tutti i martiri, di tutte le crudeltà, di tutte le sofferenze e degli aspetti più spietati di una lotta che non aveva più niente di umano. Ad inasprire questa sorta di immenso calvario contribuì la natura ostile, che si accanì con terribili avversità. Inverni con temperature fino a 35 gradi sotto zero e abbondantissime nevicate, con spessori di quasi 10 metri, mutarono spesso l'aspetto della montagna; frane e valanghe seppellirono interi reparti rendendo proibitivi i già difficili accessi al monte.

 

 

Questa pagina è dedicata a papà ad un anno dalla scomparsa, che tante volte ci ha scarrozzato tra Rif.Papa e Rif.Lancia nei tempi in cui era possibile salire in macchina sia per la Strada degli Eroi che per gli Scarubbi.
E per ricordarlo anche dopo 15 anni ho migliorato i contenuti.


Data visita: 05/06/2010 - 02/07/2016
Data pubblicazione: Sept. 2, 2010
Ultimo aggiornamento: Sept. 2, 2024

Autore:

Altri itinerari nelle vicinanze

Monte Pasubio - Cima Palon e Dente Italiano
Monte Pasubio - Cima Palon e Dente Italiano

Ultimo baluardo che si oppose all'avanzata austriaca iniziata il 15 maggio 1916
E - Escursionistico - 6 ore 30 minuti
Inizio percorso a: 0.0 Km

Monte Pasubio - Val Sorapache
Monte Pasubio - Val Sorapache

Da Posina al Rifugio Papa per il versante nord del Pasubio
EE - Escursionisti Esperti - 6 ore 30 minuti
Inizio percorso a: 2.4 Km

Monte Pasubio - Val del Pruche
Monte Pasubio - Val del Pruche

Da Posina al Rifugio Papa per una valle selvaggia nel versante nord del Pasubio
EE - Escursionisti Esperti - 6 ore 45 minuti
Inizio percorso a: 3.0 Km

Commenti