Sentiero dell'acqua

Sentiero dell'acqua

Breve percorso sul torrente Astico (m 1044)

 

Questo breve percorso ad anello ci porta alla scoperta di antichi resti di edifici che sfruttavano la naturale forza dell'acqua.

La segnaletica indica chiaramente la strada da percorrere anche in presenza di incroci.

Inizio del percorso

Inizio del percorso

Si scende a sinistra e si torna da destra

Si scende a sinistra e si torna da destra

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

In pochi minuti si raggiunge il torrente Astico dov'era presente un antico villaggio (vedi sotto la storia).

Nei pressi del villaggio

Nei pressi del villaggio

Ruderi del villaggio

Ruderi del villaggio

Torrente Astico

Torrente Astico

Torrente Astico

Torrente Astico

Superato il ponte la strada prosegue a livello del torrente

Torrente Astico

Torrente Astico

per poi salire nei pressi della centrale elettrica

Ruderi della centrale elettrica

Ruderi della centrale elettrica

Ruderi

Ruderi

Qui si può rimanere nel sentiero a destra o salire lungo la strada. Il sentiero si ricongiunge comunque alla strada nei pressi di un altro ponte.

Dettaglio del sentiero

Dettaglio del sentiero

L'altro ponte

L'altro ponte

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Usciti dal bosco la strada è asfaltata, ma al primo incrocio si prosegue a destra su strada a fondo naturale.

Strada asfaltata, proseguire a destra

Strada asfaltata, proseguire a destra

Proseguendo ci si ricongiunge alla strada percorsa all'inizio (Foto 2).

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso


Come si raggiunge:

Dal centro di Carbonare (TN) si seguono le indicazioni per l'autostrada Valdastico. Percorsa la strada statale 350 per 250 metri si prende la strada a destra che porta subito al parcheggio.

Apri la mappa Google per il calcolo itinerario


Mappa e traccia GPS:

Mappa e traccia Sentiero dell'acqua

Sentiero dell'acqua

SCHEDA PERCORSO
Zona:Alpe Cimbra, Tonezza, Arsiero
Provincia / Comune:Trento / Carbonare
Categoria:Montagne
Tipologia:Naturalistico
Coordinate punto di arrivo:45.929500 - 11.229200
(45°55'46" N - 11°13'45" E)
Coordinate parcheggio:45.933578 - 11.229726
(45°56'0" N - 11°13'47" E)
Altitudine di partenza (m):1055
Altitudine di arrivo (m):1044
Dislivello (m):60
Difficoltà del percorso:T - Turistico
Ore a piedi:
(complessive, esclusa visita)
45 minuti
Km totali:2,20
Come si raggiunge:A piedi, In mountain bike

Storia:

(tratta dai tabelloni in loco)

IL VILLAGGIO "ALLA PORTA"
Il villaggio "Alla Porta" o "Porta del Leon" era composto da alcuni edifici, tra i quali un mulino, un panificio e una segheria, e venne abitato da tre, quattro famiglie fin dal Seicento.
A causa di numerose difficoltà, agli inizi del Novecento gli abitanti lasciarono le loro case per stabilirsi a Carbonare o in altri luoghi. Il villaggio cadde quindi in totale abbandono e oggi si possono vedere solamente i resti di mura perimetrali delle antiche case.

COSA RIMANE OGGI DI QUESTO ANTICO CENTRO ARTIGIANALE?
Il mulino è l'edificio più antico e più vicino al torrente Astico. Sul lato sud è visibile il fossato che era attraversato dal canale di adduzione e così il punto in cui nella struttura era innestata e girava la ruota idraulica. All'inizio del '900 venne recuperato il palmento inferiore di una grossa macina di porfido riportante la data 1882, successivamente collocato davanti al Centro Civico di Carbonare, ove si trova tuttora.
Alle spalle dei resti dell'antico mulino si possono scorgere i ruderi di altri due edifici e di alcuni terrazzi artificiali a gradoni, digradanti verso il corso d'acqua, costruiti con enormi e pesanti blocchi di pietra per resistere all'impeto delle piene.
Sul lato occidentale si distinguono le rovine della vecchia segheria idraulica e altre mura erette con grosse pietre squadrate ad arte.

IL PANETTIERE LEONI E IL SEGANTINO NANDO
Oltre al mulino vi era un panificio molto importante e produttivo, tanto che nella seconda metà dell'800 vinse l'appalto per la fornitura di pane a tutto il territorio di Folgaria. Nell'ultimo periodo di attività di questo centro molitorio vi lavorò la famiglia del signor Leoni. II panettiere fornaio Leoni esercitava con passione e con competenza l'arte molitoria e della panificazione, mestiere che insegnò alla famiglia dei Pistori di Cueli. Accanto al panificio vi erano una bottega, una sartoria, un'officina con il maglio per la lavorazione del ferro, la segheria idraulica conosciuta come la Sega del Nando de la Porta e una stalla per i cavalli.

Pianta del villaggio "Alla Porta"

Pianta del villaggio "Alla Porta"

LA SEGHERIA RECH
Da sempre il legno, importantissima risorsa naturale ricavata dagli estesi boschi di conifere, viene adoperato per svariati usi dalla comunità alpina locale.
Lungo l'Astico famiglie del luogo praticavano l'antico mestiere di artigiano del legno in segherie che sfruttavano l'energia sviluppata dalle acque del torrente per il taglio dei tronchi.
La segheria Rech, della quale oggi sono rimasti solamente dei ruderi, era una tipica segheria veneziana e apparteneva a Carlo Rech e fratelli e a Erardo Rech e fratelli di Morganti, che la gestirono dalla metà dell'Ottocento fino al 1940, quando Erardo e Armando trasferirono l'attività a Carbonare.

COME FUNZIONAVA LA SEGHERIA? 
La segheria disponeva di un canale di adduzione di circa 350 m, dotato di opere di presa sul corso d'acqua. L'acqua, prelevata direttamente dall'Astico, finiva in una vasca e quindi in una condotta, che la faceva cadere da un'altezza di circa 4 m direttamente sul rodin, la ruota idraulica. La velocità dell'acqua nella condotta, la sua larghezza e l'altezza rispetto alla ruota determinavano le caratteristiche della forza motrice, la quale poteva variare dai 5 ai 10 cv.
Trasmettevano il movimento alla sega e al carro su cui era fissato il tronco. Erano costituiti dal sistema biella manovella per il movimento della sega e dal sistema di avanzamento del carro.
La ruota idraulica era montata su un albero di trasmissione. All'estremità opposta dell'albero era sistemata la manovella che trasformava il moto rotatorio in quello alternativo verticale del telaio portalama.
La manovella era collegata al telaio tramite la biella. La lunghezza del braccio della manovella determinava la lunghezza della corsa del telaio, che possiamo definire nell'ordine di 40 cm.
L'avanzamento del carro su cui era fissato il tronco era determinato dal tiro di una catena che si avvolgeva attorno a un rullo. Il rullo girava comandato da una serie di leve movimentate dal moto alternativo del telaio portalama.
Le operazioni di segagione potevano essere effettuate lungo tutto il corso dell'anno, naturalmente quando la portata d'acqua era adeguata.
Il legname proveniva tutto dai dintorni, in modo particolare dai boschi del Comune di Folgaria. D'estate lo portavano con i carri trainati da cavalli, d'inverno usavano le slitte.
Nella segheria si producevano travi e assi e quando c'era acqua in abbondanza i segantini azionavano fino a tre lame e lavoravano giorno e notte. Portavano il legname lavorato sia in Val d'Adige che in Val d'Astico, caricando i carri con 5-6 metri cubi alla volta. Anche sull'Altopiano vi erano buoni clienti, come ad esempio i brentelai di Carbonare, che utilizzavano il legno per costruirvi tinozze e attrezzi rurali.

LA CENTRALINA IDROELETTRICA
Negli anni '40 del Novecento si costituì un Consorzio Elettrico "Oltresommo-Carbonare", con l'obiettivo di regolamentare e gestire l'utilizzo della risorsa idrica del torrente Astico a scopo idroelettrico.
Si decise la costruzione di una turbina idroelettrica in località Buse.
Vicino all'antico villaggio "Alla Porta" l'acqua veniva raccolta in un vascone, oggi ancora riconoscibile tra la vegetazione. Da lì partiva la tubazione che giungeva fino a Buse, dove alimentava la turbina di tipo Pelton. Lungo l'Astico vi era inoltre collocata la centralina di trasformazione da 10.000 V a 220 V.

FUNZIONAMENTO, UTILIZZO E GESTIONE
Questa tipologia di centrale era a funzionamento continuo, 24 ore su 24.
Per la produzione di energia elettrica sfruttava la differenza di altitudine tra il pelo d'acqua superiore e quello inferiore, il cosiddetto salto.
A determinare la quantità di energia generata era l'effettiva portata del torrente, che variava a seconda della stagione.
L'energia prodotta serviva a garantire, attraverso l'allacciamento alla rete di distribuzione di energia elettrica di Folgaria, il fabbisogno delle famiglie che abitavano l'intero comune.
La gestione, la manutenzione e il controllo dell'intero sistema erano nelle mani del sig. Mattana, tecnico vicentino, coadiuvato da Elia Zorzi, elettricista di Carbonare, dipendente del Consorzio Elettrico "Oltresommo - Carbonare".

LA DIGA DELL'ASTICO: UN LAVORO INCOMPIUTO
Durante gli anni '50 del Novecento la S.A.D.E. - Società Adriatica di Elettricità di Venezia, la stessa che avrebbe progettato la Diga del Vajont pochi anni più tardi, iniziò i lavori di costruzione di una diga lungo l'Astico, in località "Ponte della Sper". Per due anni circa venne utilizzata la corrente della centralina di Buse per azionare i macchinari necessari per il lavoro. In seguito ad attenti esami e in tempo utile per evitare disastri ambientali e umani, i geologi della Società si resero conto che la roccia della montagna ai fianchi del torrente non dava garanzia per una corretta tenuta della diga e i lavori furono sospesi definitivamente.

L'ENERGIA IDROELETTRICA: ECOLOGICA E RINNOVABILE
La centralina di Buse restò attiva fino agli anni '50, poi fu dismessa e l'acqua dell'Astico non venne più utilizzata per generare energia. Si trattò di un'esperienza importante per lo sfruttamento positivo delle proprie risorse, in quanto l'energia idroelettrica è un'energia pulita e rinnovabile.
La produzione di elettricità da fonte idraulica non comporta infatti emissioni di CO2, pertanto non è collegata al riscaldamento dell'atmosfera terrestre.

 


Data visita: 13/07/2024
Data pubblicazione: July 27, 2024

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