Percorso ad anello dei 5 cimiteri + 1

Percorso ad anello dei 5 cimiteri + 1

Monte Interrotto, monte Zebio, Forni di Zingarella, monte Mosciagh (m 1775)

 

Questo percorso è un'alternativa al sentiero CAI nr. 833 dei 5 cimiteri che partirebbe da Val Galmarara fino allo Zebio.

L'anello proposto inizia dal Forte Interrotto e proseguendo verso il monte Zebio si incontra il cimitero nr.3 del Mosciagh. Sotto al monte Zebio si visitano i due cimiteri della Brigata Sassari e salendo verso la cima si passa su Selletta Lussu. Dalla selletta verso la mina Scalambron si raggiunge la fontana di Albi di Pastorile e Forni di Zingarella. Su una mulattiera austro-ungarica si raggiunge il cimitero di Galmarara per poi arrivare ai cimiteri nr.1 e nr.2 del Mosciagh.

Dietro al Forte Interrotto si trova la strada che porta direttamente ai cimiteri nr.1 e nr.2 del Mosciagh e che sarà la nostra strada di ritorno. Va percorsa per circa 300 metri per poi scendere a destra seguendo l'indicazione per Tunkelbalt.

Inizio del percorso

Inizio del percorso

Si scende a destra

Si scende a destra

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

All'incrocio successivo si prosegue in salita a sinistra lungo la strada comunale Restlen.

Si prosegue a sinistra in salita

Si prosegue a sinistra in salita

Dettaglio dell'incrocio

Dettaglio dell'incrocio

Lungo Wassar Gruba proseguiamo dritti sulle indicazioni per il Cimitero del Mosciagh. A pochi metri nel bosco, a sinistra dell'incrocio, si trovano due lapidi austro-ungariche.

Si prosegue dritti

Si prosegue dritti

Lapidi della Grande Guerra

Lapidi della Grande Guerra

Dopo circa 200 metri si svolta sulla strada a destra dove è indicato Cimitero del Mosciagh 3.

Prendere a destra

Prendere a destra

Attenzione al successivo incrocio dove è necessario proseguire dritto lungo la strada principale. Esiste il palo ma non l'indicazione!

Proseguire dritto

Proseguire dritto

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Un altro incrocio non ben segnalato dove continuiamo a destra lungo la strada principale. Sono presenti delle frecce arancioni che indicano a sinistra, da non seguire, ma, in caso di errore, vi troverete comunque ad incrociare il sentiero 833 da percorrere poi a destra verso est.

Proseguire a destra sulla strada principale

Proseguire a destra sulla strada principale

Sulla strada principale, dopo un curvone verso destra, troviamo una voragine trasformata in una cisterna d'acqua.

Voragine

Voragine

Dettaglio della cisterna

Dettaglio della cisterna

Dettaglio della voragine

Dettaglio della voragine

La strada diventa più stretta e dopo un tornante si ritrovano le indicazioni per il cimitero. Da qui iniziamo a seguire il sentiero 833.

Tornante

Tornante

Verso il cimitero

Verso il cimitero

Breve sosta al cimitero Mosciagh 3 dei Caduti della Grande Guerra dove riposano 209 soldati dell'armata austro-ungarica.

Cimitero Mosciagh nr.3

Cimitero Mosciagh nr.3

Cimitero Mosciagh nr.3

Cimitero Mosciagh nr.3

Cimitero Mosciagh nr.3

Cimitero Mosciagh nr.3

Proseguiamo lungo il sentiero per trovare una grotta dove una tabella riporta:
Centenario I G.M.
A memoria del ten. Igino Giordani gravemente ferito in azione di guerra sul monte Mosciagh 7 luglio 1916. Medaglia d'argento V.M. scrittore, giornalista, deputato, cofondatore movimento focolari, servo di Dio.

Dettaglio del sentiero dopo il cimitero

Dettaglio del sentiero dopo il cimitero

Una delle innumerevoli grotte presenti nella zona

Una delle innumerevoli grotte presenti nella zona

Il sentiero attraversa una strada forestale e poco dopo si esce dal bosco. 

Attraversamento della strada forestale

Attraversamento della strada forestale

Dettaglio del sentiero

Dettaglio del sentiero

Qui i segnali bianco rossi non sono molto evidenti e il sentiero si può confondere con le tracce dei trattori che hanno lavorato per togliere gli schianti della tempesta Vaia. Non ci si perde comunque, però è meglio seguire gli "ometti" in pietra per poter vedere delle trincee e postazioni.

Ometto sul sentiero

Ometto sul sentiero

Vista verso Asiago con postazione per vedetta

Vista verso Asiago con postazione per vedetta

Abbiamo raggiunto il bivacco Stalder sotto al monte Zebio.

Incrocio del bivacco Stalder

Incrocio del bivacco Stalder

Bivacco Stalder

Bivacco Stalder

Nei pressi del bivacco le indicazioni per il cimitero della Brigata Sassari ci fanno attraversare un ponticello sopra ad una trincea.

Verso il cimitero della Brigata Sassari

Verso il cimitero della Brigata Sassari

Ponticello sulla trincea

Ponticello sulla trincea

Verso il cimitero della Brigata Sassari

Verso il cimitero della Brigata Sassari

Superato il ponte si arriva subito al cimitero della Brigata Sassari. Per approfondimenti: Monte Zebio - Cimitero Brigata Sassari.

Cimitero A della Brigata Sassari

Cimitero A della Brigata Sassari

Scendendo ancora troviamo un secondo cimitero in ristrutturazione.

Cimitero B della Brigata Sassari

Cimitero B della Brigata Sassari

Cimitero B della Brigata Sassari

Cimitero B della Brigata Sassari

Dopo questo cimitero ritorniamo indietro superiamo il primo cimitero e le trincee fino all'incrocio dove prendiamo a sinistra verso il bivacco Stalder e alla lapide della Brigata Sassari. 

Dettaglio della strada tra i due cimiteri

Dettaglio della strada tra i due cimiteri

L'incrocio dopo il cimitero A

L'incrocio dopo il cimitero A

Targa ricordo alla leggendaria Brigata Sassari

Targa ricordo alla leggendaria Brigata Sassari

Proseguiamo lungo il sentiero che inizia a destra della lapide.

Inizio del sentiero a destra del monumento

Inizio del sentiero a destra del monumento

Dettaglio del sentiero

Dettaglio del sentiero

Sentiero non segnalato che ci porta lungo la prima linea italiana e alla Selletta Lussu.

Prima linea italiana

Prima linea italiana

Selletta Lussu

Selletta Lussu

Selletta Lussu

Selletta Lussu

Dalla selletta in pochi minuti si arriva al monumento in memoria della tragica Mina di Scalambron.

Verso la Mina Scalambron

Verso la Mina Scalambron

Monumenti sulla mina Scalambron

Monumenti sulla mina Scalambron

Dal monumento, in direzione nord-ovest lungo il sentiero 832, proseguiamo verso la cresta di monte Zebio e Albi di Pastorile.

Verso la cima dello Zebio

Verso la cima dello Zebio

Vista su malga Zebio

Vista su malga Zebio

Crocetta di Zebio

Crocetta di Zebio

Dettaglio del sentiero sullo Zebio

Dettaglio del sentiero sullo Zebio

Dettaglio del sentiero sullo Zebio

Dettaglio del sentiero sullo Zebio

Dettaglio del sentiero sullo Zebio

Dettaglio del sentiero sullo Zebio

Al cartello altimetrico di Albi di Pastorile si esce dal sentiero di pochi metri per raggiungere l'omonima fontanella.

Albi di Pastorile

Albi di Pastorile

Fontanella di Albi di Pastorile

Fontanella di Albi di Pastorile

Torniamo sul sentiero 832 proseguendo lungo una zona pianeggiante dove il percorso è delimitato da un muretto.

Dettaglio del sentiero

Dettaglio del sentiero

Dettaglio del sentiero

Dettaglio del sentiero

Quando sulla sinistra troviamo un casetta da caccia ed un roccolo usciamo dal sentiero segnalato prendendo a sinistra la stradina che porta proprio alla postazione di caccia.

Uscita dal sentiero e sinistra

Uscita dal sentiero e sinistra

Dettaglio della strada per il roccolo

Dettaglio della strada per il roccolo

Dopo un centinaio di metri si arriva ad un altro incrocio dove si prosegue a sinistra verso nord. Anche qui qualche freccia arancione indica la giusta via (ma chi ha fatto queste frecce?)

Strada verso lo Zingarella

Strada verso lo Zingarella

Dettaglio della strada verso lo Zingarella

Dettaglio della strada verso lo Zingarella

Con una bellissima strada si arriva allo Zingarella, dove giriamo a sinistra verso Val Galmarara. All'incrocio con Casara Zingarella usciamo dalla strada per poter visitare i forni.

Incrocio dello Zingarella

Incrocio dello Zingarella

Forni di Zingarella

Forni di Zingarella

Forni di Zingarella

Forni di Zingarella

Superati i forni il percorso ritorna sulla strada principale che seguiamo fino a quando inizia una leggera salita. Da qui usciamo dalla strada prendendo a sinistra un sentiero segnato sempre con delle frecce arancioni.

Strada verso Galmarara

Strada verso Galmarara

Incrocio con il sentiero

Incrocio con il sentiero

Il sentiero, bene evidente, inizia a scendere e dopo un tornante ci troviamo su di una mulattiera militare dove sono evidenti diverse opere di costruzioni e grotte. Questa mulattiera è quasi parallela alla strada della Val Galmarara ma 100 metri più in alto.

Dettaglio del sentiero

Dettaglio del sentiero

Dettaglio del sentiero

Dettaglio del sentiero

Dettaglio del tornante

Dettaglio del tornante

Dettaglio della mulattiera

Dettaglio della mulattiera

Zona baraccamenti

Zona baraccamenti

"ATTENZIONE" a cosa? All'albero? Alla strettoia? Perché se sono a piedi non me ne accorgo? Forse passano delle mountain bike ...

Attenzione

Attenzione

Rifugiatisi sotto alla roccia per proteggerci da una leggera pioggia scopriamo, forse, il perché di questi segnali. Purtroppo, a disprezzo dell'ambiente e delle normative, passano due moto da cross senza targa. Ripresi da questo shock e terminata la puzza dei gas di scarico continuiamo lungo il sentiero. 

Ex baraccamenti sotto alla roccia

Ex baraccamenti sotto alla roccia

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Arriviamo al cimitero austro-ungarico di Val Galmarara dove riposano 121 soldati.

Cimitero di Val Galmarara

Cimitero di Val Galmarara

Cimitero di Val Galmarara

Cimitero di Val Galmarara

Cimitero di Val Galmarara

Cimitero di Val Galmarara

Torniamo ad incrociare il sentiero 833 che seguiamo in salita verso il Mosciagh.

Incrocio con il sentiero, si prosegue a sinistra

Incrocio con il sentiero, si prosegue a sinistra

Per un breve tratto la salita è molto impegnativa!

Non sembra, ma la salita è ripida

Non sembra, ma la salita è ripida

Reperti sopra un sasso

Reperti sopra un sasso

Terminato il sentiero imbocchiamo finalmente la strada che porta direttamente al Forte Interrotto.

Inizio della strada per il Forte Interrotto

Inizio della strada per il Forte Interrotto

In pochi minuti si arriva ai cimiteri del Mosciagh 1 e 2. Per approfondimenti: Monte Mosciagh

Cimiteri del Mosciagh

Cimiteri del Mosciagh

Cimiteri del Mosciagh

Cimiteri del Mosciagh

Infine si prosegue lungo la strada che ci porta al punto di partenza.

Vista su Asiago

Vista su Asiago


Come si raggiunge:

Da Camporovere di Roana (VI) si seguono le indicazioni che dal centro del paese portano al Forte Interrotto.
Dopo i primi due tornanti la strada non è più asfaltata.

Apri la mappa Google per il calcolo itinerario


Mappa e traccia GPS:

Mappa e traccia Percorso ad anello dei 5 cimiteri + 1

Percorso ad anello dei 5 cimiteri + 1

SCHEDA PERCORSO
Zona:Altopiano dei 7 Comuni o di Asiago
Provincia / Comune:Vicenza / Asiago
Categoria:Montagne, Sacrari, Cimiteri e Lapidi di Guerra
Tipologia:Naturalistico, Paesaggistico, Storico, Panoramico
Periodo storico:Prima Guerra Mondiale
Coordinate punto di arrivo:45.931267 - 11.503156
(45°55'52" N - 11°30'11" E)
Coordinate parcheggio:45.897698 - 11.481428
(45°53'51" N - 11°28'53" E)
Altitudine di partenza (m):1380
Altitudine di arrivo (m):1775
Dislivello (m):655
Difficoltà del percorso:EE - Escursionisti Esperti
Ore a piedi:
(complessive, esclusa visita)
5 ore 15 minuti
Km totali:15,90
Come si raggiunge:A piedi
Tipo di tragitto:Percorso ad anello

Storia:

(tratta dai tabelloni in loco)

SELLETTA LUSSU q.ta 1640 s.l.m.

Tratto da "Un anno sull'Altopiano" di Emilio Lussu pag. 107 - 108.
"... Si era, mi pare, al 16 luglio (1917 ndr). lo avevo ricevuto l'ordine di accompagnare il comandante della 9a in linea e di dargli tutti gli schieramenti necessari alla conoscenza del terreno e delle linee nemiche. Egli era arrivato il giorno in cui era morto Santini e aveva anch'egli, dalle feritoie della nostra trincea, assistito alla sua morte. Ne era rimasto profondamente impressionato."
Dopo una breve scambio di opinioni Emilio Lussu riprende
" - i reticolati sono dappertutto... E' perfettamente inutile che io mi studi il terreno. E' indifferente che si attacchi a sinistra o a destra. E per me è tutt'uno morire a destra oppure a sinistra. Ma se il comandante del battaglione lo desidera, vediamo pure."
"Potevano essere le cinque del pomeriggio. lo intendevo accompagnarlo a destra, nel punto più elevato delle nostre trincee. Di là, si poteva dominare tutto il terreno posto fra le nostre e le trincee nemiche e si vedeva, distintamente, guardando a sinistra verso Monte Interrotto, l'andamento dei reticolati e della trincea, nel punto che la 9a avrebbe dovuto attaccare. V'era là, nella nostra trincea, la feritoia n. 14, la migliore feritoia d'osservazione di tutto il settore. Era stata costruita su una roccia che sporgeva, formando un angolo acuto, verso il nemico. Quella feritoia non era adatta per il terreno che stava di fronte e più a destra verso Casara Zebio, ma, per quanto distante, spiava, più in basso, a sinistra, in alcuni tratti, persino il movimento degli austriaci nella trincea e nei camminamenti. lo vi ero stato quasi tutti i giorni e avevo anche potuto farvi dei rilievi per il comando di reggimento. La nostra trincea, in quel punto era presidiata dalla 12 compagnia. Avevamo già percorso gran parte della linea e ci avvicinavamo al punto più elevato, quando ci venne incontro l'Ufficiale di servizio della 12. Gli chiesi che ci accompagnasse alla feritoia n. 14.

- Di giorno è chiusa, ci rispose. - Non serve più.
Gli austriaci l'hanno individuata, e vi tengono puntato un fucile a cavalletto. Ieri, abbiamo avuto una vedetta uccisa, stamattina una ferita. Il comandante di compagnia ha ordinato di chiuderla con un sasso, di giorno."
Il capitano dopo una vivace discussione volle guardare ugualmente dalla feritoia 14. "Fu questione di pochi secondi. Il capitano era di fronte alla feritoia. Con una mossa rapida, tolse il sasso e guardò. Un colpo di fucile risuonò nell'aria e il capitano cadde a terra. Una pallottola esplosiva gli aveva spezzato la mascella destra, asportandogliela in gran parte."

Tratto da "Fanterie Sarde" di Alfredo Graziani pag. 212 - 213
"Sulla primissima linea una delle nostre feritoie è stata individuata. Una pallottola trapassa alla vedetta, per tutta la sua lunghezza, il braccio destro, dal polso al gomito, scheggiandoglielo. Mordendosi le labbra per non urlare dallo spasimo, il fante si ritira lasciando il fucile infilato nella feritoia ...
... un soldato si piazza alla feritoia, senza che nessuno gli dicesse nulla; dietro di lui il caporale Thiana, di Bortigali, appoggiato alla sua spalla Anedda che cerca di vedere. Guardo la linea, pensando come si è diradata la cortina degli uomini che la difendono; te n'è uno qua, uno là, a distanza di cinque metri uno dall'altro."
… un urlo mi fa voltare dall'altra parte; il soldato che era alla feritoia è riverso per terra e su di lui Thiana pare che dorma, con l'elmetto, forato da parte a parte, calato sugli occhi; e, più in là, Anedda, il povero Anedda, giace, disteso, per il camminamento, con la faccia inondata di sangue. Mi assale un impeto di furore selvaggio e mi viene alle labbra una maledizione che fa fremere d'orrore. Urlo, digrignando i denti, al più vicino, di tappare quella maledetta feritoia e mi chino sui caduti."

Questi brevi tratti di racconti ci riportano alla "famosa" feritoia 14, richiamata anche nel film di G. Rosi "Uomini contro". Da un'attenta lettura delle memorie esistenti e soprattutto dai racconti dei recuperanti, questa feritoia dovrebbe essere stata collocata nei rilievi sopra l'attuale bivacco Stalder dove vi è ancora una caverna/galleria che conserva la scritta "412 sez. mitragliatrici".
Come si evince, da un'analisi del territorio circostante, la Brigata Sassari aveva le trincee ad una quota più bassa rispetto a quelle Austro Ungariche, tanto da dover rinforzare con sacchi a terra e tronchi di legno. Soltanto questo punto poteva garantire le vedute che Emilio Lussu riporta nel suo libro.
In qualche autore è la convinzione che i fatti narrati siano da portare al periodo in cui la Brigata Sassari è stata dislocata sul Carso.
Noi non siamo in grado di dimostrare o accertare fatti e memorie storiche. Lasciamo ai lettori/visitatori ogni giudizio ed interpretazione. Crediamo comunque che, indipendentemente dai luoghi, le suggestive narrazioni riportate meritino una riflessione della vita di trincea vissuta dai soldati e di quanto precaria fosse l'esistenza quotidiana durante la Grande Guerra.

A testimoniare il dramma della Brigata Sassari in questo luogo riportiamo il diario di G. Tommasi "Brigata Sassari. Note di guerra"
"11 giugno 1917 Trincee di Monte Zebio.
Il bosco non esiste più, e neanche la trincea. Dire rovina è poco, quello di ieri è stato un annientamento.
Oggi ci guardiamo come una famiglia raccolta su cui sia piombata la sventura. E' stato un tragico destino. 
Una poltiglia di ogni cosa. I brandelli umani sono per terra commisti con i frantumi delle cose, confusi nella polvere. Molti cadaveri sono irriconoscibili, molti sono così informi e maciullati che li portano a seppellire (quanti, quanti sono i nostri cimiteri di Monte Zebio?) con i teli da tenda: sulle barelle non sarebbe possibile. Ma non piango i nostri morti: sono già tutti degli eroi.
... E la maggior parte dei reparti stavano allo scoperto, in balia del fuoco, senza speranza e senza salvezza, come una carovana sperduta in mezzo al mezzo al deserto sotto l'infuriare del ghibli."

Dopo la conclusione del conflitto, molti soldati sono ritornati su questi luoghi: soltanto il silenzio e qualche lacrima hanno fatto intuire a chi accompagnò (i recuperanti asiaghesi) il dramma vissuto da questi eroi.

 

FORNI DI ZINGARELLA

La vita in guerra non è fatta solo di combattimenti, essa anzi prevede la soluzione migliore possibile di tutta una serie di problemi quotidiani, di cui il confezionamento e la distribuzione del rancio non costituivano certo il meno importante. E questo tanto più per un esercito, come quello austro-ungarico, che nel corso dei primi tre anni di guerra aveva perso ben oltre il milione di uomini. Chi ancora restava disponibile per servire al fronte, per lo più appartenenti alle classi più giovani o uomini maturi, e spesso precocemente invecchiati, doveva contare ogniqualvolta ciò era possibile sul confezionamento e la possibilità di consumare un rancio caldo; dove il calore aveva anche il compito di compensare la scarsa qualità e la quantità sempre decrescente di quello che il Commissariato era in grado di fornire. Ecco quindi che in mancanza, o in sostituzione, dei Goulaschkanonen, le mitiche cucine da campo rotabili attorno cui, nelle foto di guerra, non manca mai il classico capannello di militari, in attesa quanto meno di un po' di brodaglia scura chiamata pomposamente "caffè nero", venivano ricavati nella roccia o costruiti col cemento dei forni campali permanenti. Su di essi venivano collocate la grandi marmitte per la zuppa e con essi si provvedeva in qualche modo a biscottare il pane, non di rado altrimenti quasi immangiabile, che giungeva dalle retrovie. Come ricorda Fritz Lederhaas, del 27° reggimento fanteria austro-ungarico, la fame sapeva essere più forte anche della paura della morte:
"Alla 5a compagnia in linea viene distribuito il rancio. 30 uomini si raccolgono attorno alle casse di cottura - All'improvviso [...] una granata nemica da 180 mm impatta nel terreno a 5 m di distanza dal gruppo. Zolle di terra e pezzi di ghisa sibilano all'intorno - ma come per miracolo nessuno viene ferito. Solo il rancio contenuto nelle casse è diventato inutilizzabile per la sporcizia e la terra."

Foto storica

Foto storica


Data visita: 21/07/2024
Data pubblicazione: Oct. 8, 2024

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