Il forte Campomolon è stato ristrutturato tra il 2007 e il 2008.
Dal valico di Valbona, dopo circa minuti di cammino, si trovano alcuni ruderi dell'ospedale militare di zona.
Strada di accesso
Ospedale
Dettaglio della strada
Dettaglio della strada
Poco dopo si arriva al forte nella parte più caratteristica dello stesso. Una galleria a ferro di cavallo nasconde una ignota funzione. Probabilmente serviva per mettere al riparo degli obici mentre non erano in uso. Tipica la struttura decorativa tutta italiana.
Verso la galleria a ferro di cavallo
La galleria a ferro di cavallo
La galleria a ferro di cavallo
La galleria a ferro di cavallo
La galleria a ferro di cavallo
La galleria a ferro di cavallo
A fianco della galleria a ferro di cavallo due porte, che non portano da nessuna parte. All'interno una specie di stanza ma con un pavimento alto un paio di metri dalla porta stessa. Deposito munizioni o camerate?
Camerate o deposito munizioni?
La targa ricorda il coraggioso sottotenente che, per non far cadere in mano nemica i nostri armamenti, è rimasto vittima della stessa esplosione che fece saltare i cannoni.
Targa commemorativa
Seguendo il costone della montagna arriviamo sulla cima del monte dove si trovano gli altri resti del forte.
Ingresso zona batterie
Corridoio zona batterie
Corridoio zona batterie
Uscita dal corridoio
All'epoca dello scoppio della guerra il forte non era ancora terminato, e questo ci permette di scoprire come venivano costruiti. Come facevano quelle enormi cupole d'acciaio a essere affogate nel cemento armato? La risposta l'abbiamo trovata qui. Prima costruivano il piano d'appoggio, poi mettevano le cupole ed infine le annegavano nel cemento armato. Qui sotto si vedono proprio i punti dove sarebbero dovute stare le cupole acquistate dalla Skoda (la stessa che adesso fa le automobili).
Piedistallo per cupole corazzate
Piedistallo per cupole corazzate
Zona batterie
A fianco del forte l'arrivo di una teleferica.
Teleferica
E, se la giornata è bella, sono belli anche i panorami nei dintorni.
Vista su M.Cimone
Vista su Luserna
Tonezza e il suo Spitz
Come si raggiunge:
Da Tonezza (VI) proseguite verso Folgaria per circa 7-8 km. Dopo il Passo della Vena prendete a sinistra verso Passo Coe. Proseguite per altri 4 km passando nei pressi del Rifugio Rumor fino al Valico di Valbona dove è possibile parcheggiare l'auto. Poi a piedi, seguite le indicazioni che vi porteranno in una strada bianca che si percorre in circa mezz'ora. Se venite da Folgaria (TN), prendete per Fondo Grande, oltrepassate passo Coe fino al Valico di Valbona.
Mappa e traccia GPS:
SCHEDA PERCORSO | |
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Zona: | Alpe Cimbra, Tonezza, Arsiero |
Provincia / Comune: | Vicenza / Tonezza |
Categoria: | Fortificazioni |
Tipologia: | Paesaggistico, Storico, Panoramico |
Periodo storico: | Prima Guerra Mondiale |
Coordinate punto di arrivo: | 45.872293 - 11.285077 (45°52'20" N - 11°17'6" E) |
Coordinate parcheggio: | 45.868910 - 11.272643 (45°52'8" N - 11°16'21" E) |
Altitudine di partenza (m): | 1765 |
Altitudine di arrivo (m): | 1853 |
Dislivello (m): | 108 |
Difficoltà del percorso: | T - Turistico |
Ore a piedi: (complessive, esclusa visita) | 50 minuti |
Km totali: | 3,30 |
Come si raggiunge: | A piedi, In mountain bike, Con le ciaspole |
Tipo di tragitto: | Percorso di ritorno coincide con quello di andata |
Storia:
(tratta dai tabelloni in loco)
FORTE CAMPOMOLON
Forte Campomolon, costruito a quota 1853 m sulla sommità dell'omonimo monte, costituiva la punta avanzata del delicato sistema di difesa facente parte dello sbarramento Agno-Assa, Agno-Posina.
Per la costruzione del Forte, iniziata nel 1912, non si adottarono particolari soluzioni ingegneristiche e la sostanziale diversità con le opere austroungariche (il Forte Cherle distava solo 3 km in linea d'aria) dal punto di vista architettonico e decorativo costituirono certamente dei limiti dal punto di vista militare. Di grande interesse la galleria tubolare che sembra potesse servire come ricovero degli obici montati su rotaie che dopo lo sparo potevano così essere nascosti.
Gli obici da 280 mm del Campomolon colpirono ripetutamente i forti austroungarici Dosso del Sommo e Cherle, producendo danni permanenti alle opere avversarie, rimanendo tuttavia ben lontani dal determinare una loro distruzione; mentre il Forte fu colpito in modo particolare dal 420 mm austriaco appostato a malga Laghetto sull'altopiano di Lavarone.
Foto storica
Al Forte Campomolon doveva immediatamente seguire la costruzione di un'altra opera permanente sulla sommità del vicino Monte Toraro. L'iniziativa rimase solo allo stato di progettuale, mentre sulle pendici del monte lungo la costa di Mèsole, venivano posizionati 4 cannoni da 149 mm e sul Cimoncello di Toraro, poco più a nord della vetta, si trovavano 2 obici da 280 mm provenienti dall'artiglieria da costa e già appartenenti alla marina, trainati fin lassù con sforzi difficilmente immaginabili. Si trattava di bocche da fuoco un po' antiquate e parecchio usurate, dal tiro piuttosto impreciso, ma che nei confronti delle fortezze avversarie costituivano la sola minaccia efficace.
Situato sulla cresta di confine che separa gli altipiani dei Fiorentini e di Tonezza, per la sua costruzione fu necessario garantire l'accessibilità per il trasporto dei materiali con una rotabile che dalla Val di Riofreddo arrivava fino a forcella Valbona dove erano posizionati 4 cannoni da 75 mm su affusto fisso mentre sulla strada che dalla forcella saliva verso il Forte c'era il grosso dell'artiglieria italiana, ben protetta dal sovrastante crinale: 2 obici da 280 mm a forcella Molon e altri 2 nel piazzale retrostante al forte. Ancora 4 cannoni da 75 mm stavano sul M. Melegnon e altri 4 analoghi al Pian di Pelluco, dove si stavano realizzando le piazzole per 4 cannoni da 149 in ghisa.
Se pensiamo che soltanto alle artiglierie era affidata una funzione difensiva sulle opere avversarie si può affermare che la densità dei pezzi in questa zona era davvero notevole se rapportata alla disponibilità delle artiglierie italiane, la cui sostanziale carenza e inadeguatezza costituiva uno dei problemi dello Stato Maggiore dell'Esercito Italiano. Il Forte Campomolon diveniva così anche un poderoso e provvidenziale riparo per soldati e munizioni.
Foto storica
Nell'estate del 1914 la struttura muraria di Forte Campomolon era ormai interamente completata; si aspettava la fornitura delle cupole corazzate Armstrong provenienti dalla Germania (in Italia non esisteva ancora un'industria pesante in grado di produrle) per poter ultimare la copertura dell'opera consistente in una gettata di cemento dallo spessore di due metri, che si riteneva potesse resistere al tiro dei massimi calibri austrougarici fino ad allora in dotazione dell'Esercito Imperiale. Quasi contemporaneamente invece le officine Skoda producevano mortai da 305 mm e da 420 mm che per la loro potenza di fuoco desteranno sorpresa e ammirazione persino tra le gerarchie militari tedesche e austroungariche. Mentre 4 cannoni in acciaio da 149/35 Schneider erano già disponibili nei magazzini della piazzaforte di Verona, per la dichiarata neutralità italiana la fornitura delle artiglierie tedesche fu sospesa non consentendo così l'ultimazione dell'opera.
Durante la poderosa offensiva del maggio del 1916 gli austro-ungarici arrivarono a ridosso del Forte, costringendo i comandi italiani alla decisione di abbandonarlo non prima di averlo fatto saltare. Si distrussero inizialmente i pezzi di artiglieria con gelatina esplosiva e successivamente si minò l'opera. Il pericoloso comando fu eseguito il 19 maggio 1916 dal sottotenente Paolo Ferrario, che rimase vittima dello scoppio.
Foto storica
Data visita: 24/06/2007, 16/07/2022
Data pubblicazione: Sept. 14, 2007
Ultimo aggiornamento: Oct. 26, 2024
Autore: Corrado De Zanche