Cima Dodici o Ferozzo

Cima Dodici o Ferozzo

La cima più alta dell'altopiano di Asiago (m 2336)

 

Zona: Altopiano dei 7 Comuni o di Asiago
Ore a piedi: 5,15
Difficoltà: E - Escursionistico
Ulteriori dettagli ,    Mappa e GPX

Una meta molto ambita perché è la cima più alta dell'altopiano di Asiago e anche se il dislivello è di circa 750 metri, la strada è comunque lunga ed impegnativa.

Per poter realizzare questa impresa, l'ultima delle vacanze estive, abbiamo affrontato gradatamente diversi percorsi in modo da essere ben allenati e quindi ricordarcela come una bella passeggiata e non come una faticosa escursione.

Ci sono diverse alternative per raggiungere Cima Dodici, la più facile è probabilmente partendo da Monte Forno dove si ha un minor dislivello ma ci vuole quasi un'ora di macchina per arrivarci da Asiago. Noi abbiamo scelto di partire dal Bivio di Malga Galmarara, più facilmente raggiungibile.

Bivio di Malga Galmarara

Bivio di Malga Galmarara

Lasciata la macchina al bivio di malga Galmarara, dove inizia il divieto di circolazione per i veicoli a motore, abbiamo seguito la strada, tutta in salita, verso Bivio Italia. E' possibile utilizzare il sentiero 830 che si stacca dalla strada e prosegue attraverso mughi, ma lo sconsiglio, oltre ad essere più difficile con continui saliscendi, è anche meno panoramico.

Lungo la strada si incontra il bivio per Mina della Botte, ma è un sentiero poco battuto e non segnato.

Tabella presso il bivio per Mina della Botte

Tabella presso il bivio per Mina della Botte

Bivio per Mina della Botte

Bivio per Mina della Botte

Dopo circa 40 minuti si arriva nei pressi del bivacco Tre Fontane, che lasciamo sulla sinistra continuando la nostra salita.

Bivacco Tre Fontane

Bivacco Tre Fontane

Bivacco Tre Fontane

Bivacco Tre Fontane

A 45 minuti dalla partenza si comincia a scorgere la destinazione finale, la forma piramidale di Cima XII con una piccola altura sulla sinistra è inconfondibile. Questa forma è visibile ed identificabile anche da Padova quando ci sono quelle limpidissime giornate purtroppo sempre più rare.

Cima XII, Cima Dodici

Cima XII, Cima Dodici

Altre tabelle indicano punti logistici della Grande Guerra come il Corno di Campo Bianco, poi uno sguardo alla strada percorsa verso il Bivacco Tre Fontane.

Indicazioni per Corno di Campo Bianco

Indicazioni per Corno di Campo Bianco

Bivacco Tre Fontane

Bivacco Tre Fontane

A un ora e 15 minuti si arriva al Bivio Conrad (m 1937), dove inizia la Mecenseffy Strasse, strada militare costruita durante la prima Guerra Mondiale dagli austro-ungarici. Questa strada porta verso Monte Forno, per poi arrivare a Piazza delle Saline ed incrociarsi con la strada che porta verso l'Ortigara.

Si prosegue però per Bivio Italia.

Bivio Conrad

Bivio Conrad

Bivio Conrad

Bivio Conrad

Verso Bivio Italia

Verso Bivio Italia

Dopo solo 15 minuti si arriva a Bivio Italia (m 1987). Da qui inizia il sentiero 835 che porta a Cima Dodici e che abbiamo seguito.

Bivio Italia e Cima Dodici

Bivio Italia e Cima Dodici

Bivio Italia

Bivio Italia

Verso Cima Dodici

Verso Cima Dodici

Si passa nei pressi del comando della 12ª Brigata di Fanteria austro-ungarica.

Foto storica comando della 12ª Brigata di Fanteria austro-ungarica

Foto storica comando della 12ª Brigata di Fanteria austro-ungarica

Comando della 12ª Brigata di Fanteria austro-ungarica

Comando della 12ª Brigata di Fanteria austro-ungarica

Verso Cima Dodici

Verso Cima Dodici

Al Bivio di quota 1985 m, raggiunto dopo 20 minuti da Bivio Italia, si lascia la strada e si prosegue su di un sentiero. Adesso la salita diventa più impegnativa, fino ad essere faticosa verso la fine.

Bivio di quota 1985

Bivio di quota 1985

Verso Cima Dodici

Verso Cima Dodici

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Dettaglio del percorso

Una voragine con ancora delle neve al suo interno.

Voragine

Voragine

Si arriva in cima dopo 3 ore dalla partenza, ma io ci ho messo 10 minuti in più del resto del gruppo!

Cima XII, Cima Dodici

Cima XII, Cima Dodici

Cima XII, Cima Dodici

Cima XII, Cima Dodici

Cima Dodici dal drone

Cima Dodici dal drone

Vista croce e Borgo Valsugana dal drone

Vista croce e Borgo Valsugana dal drone

Cima XII o Cima Dodici viene chiamata così perché proietta un cono d'ombra sul sottostante paese di Borgo Valsugana alle ore 12.00.

Vista verso Caldonazzo

Vista verso Caldonazzo

Il sottostante Bivacco delle Dodese.

Bivacco delle Dodese

Bivacco delle Dodese

Cima Undici, che fa ombra alle 11.00 a Borgo Valsugana.

Cima Undici

Cima Undici

Corno di Campo Bianco.

Corno di Campo Bianco

Corno di Campo Bianco

In cima ci sono due croci, quella in legno è in provincia di Vicenza, mentre quella in metallo è in provincia di Trento.

Cima XII, Cima Dodici

Cima XII, Cima Dodici

Cima XII, Cima Dodici

Cima XII, Cima Dodici

Panorami verso la strada percorsa.

Vista da Cima Dodici

Vista da Cima Dodici

Vista da Cima Dodici

Vista da Cima Dodici

Le sempre più rare stelle alpine.

Stelle alpine

Stelle alpine

Stelle alpine

Stelle alpine

Foto panoramiche verso ovest e verso est.

Portule, Spitz Vezzena, Caldonazzo

Portule, Spitz Vezzena, Caldonazzo

Lagorai, Cima Undici

Lagorai, Cima Undici

Per il ritorno si ripercorre la stessa strada in 2 ore e mezza.


Come si raggiunge:

Da Asiago in direzione Trento. Usciti dall'abitato di Camporovere dopo circa 3 km e subito dopo una curva a destra sempre sulla destra inizia una strada a fondo naturale con indicazione Galmarara. Si prosegue per questa strada fino al termine della stessa per circa 7 km. Non è messa molto bene, soprattutto dopo i tornanti.

Apri la mappa Google per il calcolo itinerario


Mappa e traccia GPS:

Mappa e traccia Cima Dodici o Ferozzo

Cima Dodici o Ferozzo

SCHEDA PERCORSO

Zona:

Altopiano dei 7 Comuni o di Asiago

Provincia / Comune:

Vicenza / Asiago

Categoria:

Montagne

Tipologia:

Paesaggistico, Storico, Panoramico

Periodo storico:

Prima Guerra Mondiale

Coordinate punto di arrivo:

45.997500 - 11.467500
(45°59'51" N - 11°28'2" E)

Coordinate parcheggio:

45.952602 - 11.495554
(45°57'9" N - 11°29'43" E)

Altitudine di partenza (m):

1614

Altitudine di arrivo (m):

2336

Dislivello (m):

730

Difficoltà del percorso:

E - Escursionistico

Ore a piedi:


(complessive, esclusa visita)
5 ore 15 minuti

Km totali:

16,70

Come si raggiunge:

A piedi

Tipo di tragitto:

Percorso di ritorno coincide con quello di andata

Storia:

(tratta dai tabelloni in loco)

VAL GALMARARA (CIMITERO)

Anche se la Grande Guerra si presentò ai contemporanei come un'immane tragedia, rispetto a tutti i conflitti precedenti, in considerazione semplicemente del numero dei caduti, o forse proprio per le dimensioni assunte da tale sacrificio, i cimiteri di guerra costituivano una delle installazioni più curate. In essa trovava espressione quella pietà per i commilitoni morti in battaglia, che spesso era negata a quegli stessi combattenti da vivi. Le vicende politiche del dopoguerra, con la dissoluzione dell'Impero austro-ungarico e la nascita dalle sue rovine di stati nazionali che si presentarono, come nel caso della futura Jugoslavia, come paesi vincitori, segnò peraltro il destino della maggior parte di tali sistemazioni cimiteriali anche in Altopiano. Esse finirono infatti per essere sostanzialmente abbandonate ed esposte all'inevitabile degrado dell'esposizione in alta quota alle variabili stagionali. Negli anni '30 la realizzazione dell'Ossario monumentale di Asiago ne determinò l'eliminazione, con la traslazione delle salme cui non venne peraltro riservata, come nel caso dell'analoga sistemazione sulla cima del Monte Grappa, una collocazione autonoma chiaramente riconoscibile. Solo in anni recenti l'individuazione sul terreno di questi cimiteri di guerra è stata resa possibile da apposite croci riportanti, nella maggior parte dei casi, il numero dei caduti che vi risultavano sepolti. All'inizio della Val Galmarara e nel caso dei tre cimiteri del Moschiagh le installazioni conservano ancora le sepolture originarie, oggetto a loro volta - almeno per i cimiteri del Moschiagh - di recenti lavori di ripristino che ne hanno restituito almeno parzialmente il decoro originario e il rispetto dovuto al visitatore odierno.

 

MECENSEFFY

Arthur Edler von Mecenseffy cadeva vittima il 6 ottobre 1917 di un colpo di artiglieria italiano, tirato sulla selletta che da quel momento le sue truppe gli intitolarono, ponendo una lapide ancor oggi esistente. Non si trattò di un colpo tirato a caso. Il comandante della 6a Divisione di fanteria k.u.k. si muoveva infatti spesso in automobile da Campo Gallina o dal comando di Dosso del Fine verso le sue linee più avanzate. Gli artiglieri italiani ne erano a conoscenza e il loro fu niente meno che un "tiro d'agguato" ai danni del comandante che dal settembre dell'anno precedente, e in particolare nel corso dell'offensiva italiana del giugno-luglio 1917, aveva conteso alle forze italiane della 6a Armata la riconquista del Portule. Segaligno, con i capelli a spazzola spruzzati di grigio e i grandi baffi a manubrio, Mecenseffy era nato a Vienna nel 1865 ed aveva raggiunto il grado di Feldmarschalleutnant (comandante di Divisione o di Corpo d'Armata) nel 1915 partendo dal gradino più basso, quello di soldato semplice. Sull'Altopiano era giunto al comando della 10a Divisione nel corso dell'offensiva di primavera del 1916, dopo alterne vicende sul fronte orientale (era stato anche allontanato dall'incarico di capo di Stato Maggiore della 2a Armata), dove aveva combattuto nelle offensive di Gorlice-Tarnow e del Bug. Pur mantenendo costantemente il comando delle forze austro-ungariche schierate sulla parte nord-orientale dell'Altopiano, si vide preferito il Gen. Ludwig Goiginger, la cui competenza tattica era tenuta in grande considerazione, per guidare la riconquista delle posizioni Ortigara-Le Pozze perse il 10 e quindi il 19 giugno del 1917. Sepolto inizialmente in loco, per ordine esplicito del Gen. Conrad von Hötzendorf venne traslato a Vienna, dove tuttora riposa nel cimitero di Döbling.

Foto storica

Foto storica

BIVIO ITALIA

Bivio Italia, posto alla sommità di Val Galmarara, non era soltanto l'incontro di una serie di importanti strade in quota del sistema di trasporti realizzato dall'imperiale regio esercito nella parte nord-orientale dell'Altopiano dei Sette Comuni: la "Mecenseffy Stasse" in arrivo da Campo Gallina e dedicata al comandante, ivi caduto, della 6a Divisione; la "Kaiser Karl Strasse" che conduceva al comando del 27° reggimento stiriano e alle prime retrovie di Monte Forno; la strada in arrivo da Malga Galmarara. Esso rappresentava al contempo la fine per tutti i trasporti destinati al rifornimento delle truppe in linea di muoversi con relativa facilità e sicurezza. Da qui in avanti infatti gli italiani erano in grado di esercitare una tale sorveglianza da intervenire direttamente con le artiglierie su qualsiasi movimento potesse rappresentare un bersaglio appetibile. In certi periodi esso poteva essere rappresentato anche da un singolo portaordini. In particolare nel corso dell'attacco italiano dell'estate del 1917, che doveva passare alla storia come battaglia dell'Ortigara, prima per il successo e quindi per il sacrificio degli alpini della 52a Divisione sulle quote 2003, 2101 e 2105 del sistema trincerato austro-ungarico Ortigara-Lepozze, tanto i trasporti delle salmerie, quanto l'afflusso dei rincalzi - come viene restituito con toni e tratti di alta drammaticità nel diario del 14° reggimento k.u.k. di Linz - potevano avvenire solo notte tempo ed anche in quel caso sotto l'incubo costante dei tiri dell'artiglieria italiana e dell'obice di grosso calibro francese su affusto ferroviario appostato in Valsugana, che alternavano spesso l'impiego delle granate ad alto esplosivo a quelle a "liquidi speciali", caricate cioè a gas vescicanti a lunga persistenza.

Foto storica

Foto storica


Data visita: 20/08/2011, 16/08/2024
Data pubblicazione: 28 Dicembre 2011
Ultimo aggiornamento: 23 Agosto 2024

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purtroppo non raggiunta ....
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