Forte Verena
Fortificazione italiana della Grande Guerra (m 2015)
Il forte Verena era considerato dagli austroungarici il "dominatore dell'altipiano". La sua posizione a 2.015 metri, infatti, è decisamente sopra agli altri forti e permette una vista a 360° tra gli altipiani di Asiago, Vezzena, Lavarone. Inoltre è difficile da colpire da obici e cannoni ed impossibile da raggiungere con la fanteria.
Purtroppo è stato tanto temuto, ma è bastato molto poco per renderlo inoffensivo. Leggendo le tabelle storiche che si trovano sul forte (riportate a fondo pagina) si cita: debolezza strutturale della parte inferiore massicciata frontale (eseguita in difformità al progetto originario) e la scarsa qualità del calcestruzzo (imputabile al mancato rispetto delle norme contenute nel capitolato). L'Italia non è cambiata da allora, anzi, sembra di leggere una cronaca dei nostri giorni.
Oltre che per il modo in cui è stato reso silenzioso (un colpo da 305 mm austroungarico), è famoso anche perché fu sparato il primo colpo di cannone il 24 maggio 1914 (l'inizio della Grande Guerra).
Per raggiungere il forte ci sono diversi modi: in auto (meglio un SUV o un fuoristrada), in bici, a piedi su diversi sentieri o con la seggiovia.
L'importante è andarci. Oltre al forte, sulla cima, si trova anche il Rifugio Verena.
Il forte è stato ristrutturato ed è visitabile gratuitamente.
Nella visita alla casamatta principale, sede delle cupole corazzate, è evidente il disastro provocato dal proiettile da 305mm austroungarico.
La caserma di comando è collegata al forte tramite gallerie. Da questa caserma inizia il fossato di difesa dove, lateralmente ad esso, si può accedere alla S.Barbara.
Gli interni della caserma comando.
Lungo la strada carreggiabile è presente un'altra caserma ricovero per le truppe non in servizio.
Il Forte Verena era dotato di 4 cannoni da 149 mm in cupola corazzata e da diverse mitragliatrici per la difesa ravvicinata.
Ad est e ad ovest del forte si trovavano, a supporto dello stesso, 2 batterie di cannoni da 75 per la difesa ravvicinata. La batteria ad ovest denominata Rossapoan è solo uno spiazzo per il posizionamento dei cannoni. La batteria Verenetta, posta ad est, presenta all'inizio del sentiero che porta allo spiazzo dei cannoni, anche una piccola casermetta ed in vicinanza alcune gallerie. Nascosta dalla vegetazione si trovano anche 2 postazioni da obice da 280mm.
Il sentiero verso le postazioni della batteria Verenetta.
Scorci dalla batteria Verenetta verso il forte Verena, Passo Vezzena e la Val D'Assa.
Batteria Rossapoan
Altre Foto:
Come si raggiunge:
Da Roana si prosegue per Mezzaselva. Nel centro del paese, dopo la chiesa, si gira a destra in una strada in salita. Seguendo la strada, dopo una decina di minuti di macchina, si arriva nel piazzale dove iniziano i campi da sci. Se è funzionante si può salire al forte con la seggiovia.
Per salire si torna lungo la strada asfaltata fino al bivio per Campolongo. Sulla sinistra si prende la strada militare che inizialmente scende per poi risalire fino all'incrocio della Croce del Civello. Si tiene a sinistra seguendo il sentiero CAI 820. Si prosegue per circa 500 metri dove si incontra un ulteriore incrocio. Il sentiero CAI prevede la prosecuzione verso destra, ma per accorciare è meglio prendere la strada a sinistra. Da qui si prosegue fino alla cima. Su questa strada è possibile salire in mountain-bike o in auto.
Per il ritorno si prosegue sul sentiero CAI 820, che inizialmente scende ripido sulla pista da sci per poi diventare sentiero e e quindi sulla ex strada militare. Con questa variante si può visitare anche la batteria Verenetta.
Mappe Interattive:
Forte Verena
Visualizzazione ingrandita della mappa e calcolo itinerario
Parcheggio
Visualizzazione ingrandita della mappa e calcolo itinerario
SCHEDA PERCORSO | |
---|---|
Provincia: | Vicenza |
Comune: | Roana |
Coordinate punto di arrivo: | 45.93057 - 11.41317(45°55'50" N - 11°24'47" E) |
Coordinate parcheggio: | 45.91699 - 11.40398(45°55'1" N - 11°24'14" E) |
Altitudine di partenza (m): | 1654 |
Altitudine di arrivo (m): | 2015 |
Dislivello (m): | 496 |
Difficoltà del percorso: | E - Escursionistico |
Ore a piedi: (andata e ritorno, esclusa visita) | 3 ore 30 minuti |
Come si raggiunge: | A piedi, In auto, In mountain bike, Ciaspole |
Tipologia: | Paesaggistico, Storico, Panoramico |
Storia:
La guerra dei forti
Sin dalla fine dell'Ottocento i territori di confine tra l'Impero asburgico e il Regno d'Italia divennero un enorme cantiere per la realizzazione di una poderosa cintura di opere fortificatorie permanenti, costruite dapprima in pietrame poi con l'impiego sempre più abbondante del cemento e dell'acciaio.
Lo sbarramento austriaco degli altipiani - fortemente voluto dal feldmaresciallo Conrad von Hotzendorf - si appoggiava su una serie di moderne opere corazzate che dall'Altopiano di Folgaria, con il Doss del Sommo, Sommo Alto e Cherle, si snodava lungo il confine sino alla Piana del Vezzena controllata dai forti Luserna, Busa Verle e dal forte-osservatorio dello Spitz Verle. Ad essi si contrapponevano i forti italiani del Monte Verena, di Cima Campolongo, di Punta Corbin, Casa Ratti e, al di là della Val d'Astico, del Campomolon (opera, quest'ultima mai completata). Fortezze che nelle prime settimane di guerra furono protagoniste di una sorta di duello a distanza, la cosiddetta "guerra dei forti" di cui rimangono le vivide testimonianze di Fritz Weber e Luis Trenker. L'armamento dei forti italiani era costituito in genere da 4-6 cannoni da 149 mm installati in cupole corazzate a "pozzo" cui si affiancavano pezzi di calibro più piccolo (una batteria esterna da 75 o 87/98) e mitragliatrici per la difesa ravvicinata.
I forti austriaci utilizzavano invece obici da 100 mm ma differivano da quelli italiani soprattutto per lo spessore delle masse di calcestruzzo che proteggevano la batteria (4-5 m contro i 2-2,5 dei forti italiani) oltre che per la forma e spessore delle cupole che raggiungeva i 30 cm contro i 16 cm di quelle utilizzate nei forti italiani. Al di là degli aspetti costruttivi è tuttavia la concezione tattica che appare profondamente diversa.
I forti italiani erano stati infatti pensati per battere le fortezze avversarie ed impedire l'eventuale avanzata delle truppe lungo le valli. Erano pertanto collocati su cime elevate, quasi inaccessibili, ed armati con cannoni in grado di assicurare un esteso campo di tiro.
Quelli austriaci erano invece dei potenti capisaldi di sostegno alle fanterie inserite all'interno di un più ampio sistema difensivo costituito da trincee e postazioni in grado di appoggiarsi a vicenda e di resistere per lunghi periodi anche con poche truppe.
Pur progettate e costruite secondo le più moderne concezioni tecnologiche del tempo, alla prova del fuoco, le fortificazioni austriache ma, soprattutto, quelle italiane si rivelarono superate dell'evoluzione delle artiglierie perdendo irrimediabilmente le loro capacità operative.
 
Forte Verena
Costruito fra il 1912 e il 1914 sulla sommità del Monte Verena, ad oltre 2000 metri di quota, l'opera corazzata Verena, assieme ai forti Corbin e Campolongo, faceva parte dello sbarramento Agno-Assa, III settore - Asiago e costituiva una delle più moderne e importanti realizzazioni dell'ingegneria militare italiana.
Armato con 4 cannoni da 149 A in cupole tripartite blindate in acciaio da 180 mm di spessore con un interasse di 10 metri, 2 mitragliatrici in posizioni blindate e un osservatorio corazzato, per la sua particolare posizione il forte Verena fu subito definito il "Dominatore degli altipiani". Come ricorda Fritz Weber nel suo celeberrimo Tappe della Disfatta, nei primi giorni di guerra il Verena riuscì ad infliggere pesanti danni ai forti avversari di Busa Verle e Campo Luserna il cui comandante, fortemente provato dopo un bombardamento ininterrotto di tre giorni, il 28 maggio tentò la resa.
Il 12 giugno 1915, tuttavia, un pesante colpo di granata da 305 mm sparato presumibilmente dalle posizioni austriache della Cost'Alta, riuscì a penetrare il parapetto antistante la batteria del Verena e, dopo aver oltrepassato il muro di fondo del locale sottostante la cupola n. 3, esplose all'interno del locale stesso causando la morte di ben 44 artiglieri oltre al comandante della fortezza, il capitano Carlo Alberto Trucchetti. Levento che ebbe vasta eco sulla stampa nazionale ed internazionale dell'epoca indusse il Comando Supremo italiano a diramare, il 2 luglio 1915, l'ordine che stabiliva il disarmo dei forti situati nel campo di tiro dei nuovi mortai austriaci.
Travolto dell'offensiva austro-ungarica del 1916 Forte Verena fu occupato dagli Imperiali il 22 maggio e rimase in loro mani fino al termine del conflitto.
Al Forte Verena è ascritto il primato di aver sparato, all'alba del 24 maggio 1915, il primo colpo di cannone dando così inizio alle ostilità sul fronte degli Altipiani.
Alle ore 3,55 del 24 maggio, il forte Verena con due colpi squillanti, metallici e laceranti che attraversano il cielo azzurro, intona l'inno di guerra. A distanza di pochi secondi, rispondono da lontano i cannoni di Campolongo e cima Corbin (U. Fabbri, 1935)
 
Forte Verena
La relazione inviata il 29 giugno 1915 dal Comando del Genio della I° Armata all'Ispettorato Generale presso il Comando Supremo, nel descrivere i danni subiti dalle strutture cementizie del forte a seguito del tiro prolungato del mortaio austriaco da 305, evidenzia come "i colpi che danneggiarono l'opera furono tre e precisamente:
uno indicato con la lettera "A" che colpì l'avancorazza della cupola n.3 causando la rottura di uno spicchio e sgretolando il corrispondente tratto di parapetto; un altro indicato colla lettera "B", che penetrò nel parapetto, attraversò il muro del locale sottostante alla cupola n.3 predetta e scoppiò nel locale stesso con conseguenze disastrose del personale che vi era ricoverato; un terzo, con la lettera "C", che colpì la volta del corridoio retrostante alle cupole producendo un imbuto lungo m. 3,80 circa, largo m. 1,30 a m. 1,60. [...] il 26 corrente l'opera Verena subì nuovi danni i quali ebbero per principale effetto la rottura di una cupola quella n. 2 con conseguente messa fuori servizio del pezzo - la rottura del cielo del corridoio con penetrazione del proietto obliquamente nel sottostante locale del piano terreno ed altri danni minori."
L'apposita Commissione d'inchiesta nominata dallo stesso Comando della 1° Armata per definire le cause e le eventuali responsabilità del disastro, oltre a rilevare la debolezza strutturale della parte inferiore massicciata frontale (eseguita in difformità al progetto originario) e la scarsa qualità del calcestruzzo (imputabile al mancato rispetto delle norme contenute nel capitolato), non poté tuttavia tralasciare di riaffermare nelle sue conclusi "che l'opera in discussione e le altre contemporanee furono costruite prima dell'adozione delle nuove bocche da fuoco di grosso calibro e che la loro resistenza fu proporzionata alle migliori bocche da fuoco di medio calibro allora in uso: ed alla prova dei fatti se essa ha dovuto cedere di fronte all'azione del 305 austriaco che fin dalla sua creazione destò fra noi grandi preoccupazioni facendo ritenere compromessa seriamente la resistenza delle nostre migliori opere di difesa, ha resistito validamente invece e senza danni apprezzabili ai tiri ripetuti del 152 che, nella categoria del medio calibro, è fra le migliori bocche da fuoco." (Verona 12 luglio 1915)
 
Verena
I. MAGGIO 1915
... Sull'Altopiano di Lavarone esistono quattro forti: Cima Vezzena, Verle, Luserna e Gschwendt (Belvedere). Tra l'uno e l'altro sono stati costruiti circa 50 punti d'appoggio per la fanteria, rozze fosse quadrate fatte con tronchi d'albero e assi, senza ricoveri sotterranei e accessi coperti. Una posizione avanzata tra Verle e Luserna ci permette di dominare il fondo valle dietro le pendici del Marcai e le zone di Cima Norre e di Hocheck. Questa posizione, denominata Basson, ha mille feritoie e un presidio di venti uomini. Negli ultimi punti stanno due o tre soldati. Alcuni sono addirittura completamente abbandonati. Data inoltre la scarsezza di filo spinato, è stato qualche volta necessario adoperare, per la costruzione dei reticolati, del semplice filo di ferro. (...)
 
III. IL GRANDE ATTACCO
... Per alleggerire la pressione contro i nostri punti di appoggio, vengono distrutti con i mortai da 300 mm, dopo quattro settimane di bombardamento, i forti italiani di Verona e Campolongo, nostri terribili avversari. Poiché ci sovrasta di cinquecento metri e ognuno di essi era munito di quattro cannone da 150 mm a lunga portata, protetti da cupole corazzate, potevano battere tutta la regione fino al lago di Caldonazzo. La loro scomparsa ci riempie di gioia: ci è dato finalmente vedere squarciate anche le loro torrette blindate. Verena, quella dannata bestia, non è più che un ammasso di rovine. Sui suoi spalti nessuna sentinella camminerà più. (...)
 
VI. L'ASPIRANTE WROBLESKI
...(maggio 1916). Saliamo anzitutto sul Verena per fare un'ispezione nel forte italiano, il nostro acerrimo nemico d'un tempo. Ci troviamo davanti al desolato cumulo di rovine, per cui paragone Verle sembra quasi una reggia. Le cupole divelte e ridotte a pezzi, gli scudi del corpo delle casematte squarciati e, in parte caduti nei sotterranei. Veniamo a sapere che, durante il nostro bombardamento del giugno 1915, uno dei primo proiettili da 305 mm, dopo aver fatto breccia nel corpo delle casematte, scoppiò nel corridoio principale del forte e uccise sul colpo cinquantatré uomini. (...)
Fritz Weber, TEPPE DELLA DISFATTA, La fine di un esercito
Data visita: 09/07/06, 12/07/09Creato il: 28/09/2016
Autore: Corrado DZ.
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