Marostica

Marostica

Giro ad anello dentro e fuori le mura (m 227)

 

Marostica è una particolare città murata, famosa per la partita a scacchi del 1454 rievocata due volte all'anno. Raggiungendola dalla pianura è riconoscibilissima dalle sue possenti mura che si arrampicano sulla collina.

Marostica vista dalla strada per Nove

Marostica vista dalla strada per Nove

Mura di Marostica

Mura di Marostica

Attraversate le mura da uno dei due ingressi nei pressi del Castello Inferiore si arriva subito alla Piazza degli Scacchi.

Oltre la piazza passiamo sotto al loggione e giriamo a destra su Corso Mazzini.

Castello Inferiore e porta d'ingresso

Castello Inferiore e porta d'ingresso

Piazza degli Scacchi e Palazzo del Doglione

Piazza degli Scacchi e Palazzo del Doglione

Castello inferiore visto dalla loggia

Castello inferiore visto dalla loggia

Sulla seconda strada a sinistra, via Tempesta, troviamo le indicazioni per il percorso nr.1 che è quello che seguiremo.

Porta Bassano e indicazione del sentiero a sinistra

Porta Bassano e indicazione del sentiero a sinistra

Vista del colle

Vista del colle

Al termine della via, giriamo nuovamente a sinistra passando di fronte alla Chiesa della Madonna del Carmine. All'interno di un piccolo giardino troviamo la storia di Marostica durante la Prima Guerra Mondiale (riportata più sotto).

Chiesa della Madonna del Carmine dal giardino

Chiesa della Madonna del Carmine dal giardino

Superata la chiesa si trova il "Sentiero dei Carmini" che si inerpica nel cuore verde tra cespugli e alberi del colle Pausolino e partendo dalle immediate adiacenze della chiesa dei Carmini, conduce al castello superiore. (tratto dai tabelloni in loco)

Marostica

Marostica

Marostica

Marostica

Marostica

Marostica

Dopo circa 25 minuti dal parcheggio si arriva al Castello Superiore.

Castello Superiore

Castello Superiore

Ingresso al Castello Superiore

Ingresso al Castello Superiore

Sbirciatina tra le grate d'ingresso

Sbirciatina tra le grate d'ingresso

Vista del Castello Superiore

Vista del Castello Superiore

Castello Superiore e Castello Inferiore

Castello Superiore e Castello Inferiore

Castello Superiore

Castello Superiore

Innalzato sulla sommità del colle Pausolino, dialoga con il castello inferiore e domina la città murata. Edificato su una precedente torre, di cui si ha notizia in documenti duecenteschi, risale con ogni probabilità alla signoria di Cangrande II (1352-1359). Grande costruttore di opere difensive scaligere, questo manufatto alle origini aveva una struttura poderosa, ora in gran parte diroccata, con quattro torri angolari ed un alto mastio, del quale ci rimangono alcuni lacerti murari, così come per buona parte del recinto sul lato sud. (tratto dai tabelloni in loco)

Porta sulle mura superiori

Porta sulle mura superiori

Proseguendo sulla strada si oltrepassa una porta e si raggiunge il parcheggio superiore. Subito a destra del parcheggio si trova l'inizio del sentiero che scende dal colle.

Inizio del sentiero

Inizio del sentiero

Inizio del sentiero

Inizio del sentiero

Il sentiero non è sempre molto agevole, finito la parte in ciotolato prosegue su terra dove in alcuni tratti può essere scivoloso.

Dettagli del sentiero

Dettagli del sentiero

Dettagli del sentiero

Dettagli del sentiero

Terminato il sentiero ci si ritrova sulla strada asfaltata. Tenendo sempre la destra si passa sotto una casa in un particolare passaggio.

Passaggio

Passaggio

Alla prima strada a destra, via Beato Lorenzino, troviamo la "Fabbrica Cappelli di Paglia".

Fabbrica Cappelli di Paglia

Fabbrica Cappelli di Paglia

Proseguendo si passa nei pressi della chiesa di S.Maria Assunta e quindi fino a porta Bassano.

Chiesa di S.Maria Assunta

Chiesa di S.Maria Assunta

Vista del percorso di ronda

Vista del percorso di ronda

Porta Bassano

Porta Bassano

A porta Bassano si può decidere di rientrare a Marostica, magari per apprezzare al meglio la suggestiva piazza degli Scacchi, o rimanere all'esterno delle mura fino ad arrivare al punto di partenza.

Castello Superiore

Castello Superiore


Mappe Interattive:

Marostica

SCHEDA PERCORSO
Zona:Altopiano dei 7 Comuni o di Asiago
Provincia / Comune:Vicenza / Marostica
Categoria:Castelli
Tipologia:Storico, Panoramico, Culturale
Coordinate punto di arrivo:45.749370 - 11.652980
(45°44'57" N - 11°39'10" E)
Coordinate parcheggio:45.745850 - 11.657870
(45°44'45" N - 11°39'28" E)
Altitudine di partenza (m):100
Altitudine di arrivo (m):227
Dislivello (m):140
Difficoltà del percorso:T - Turistico
Ore a piedi:
(andata e ritorno, esclusa visita)
1 ora 10 minuti
Km totali:3,00
Come si raggiunge:A piedi


Traccia GPS:

Traccia Marostica


Storia:

(tratta dai tabelloni in loco)

MAROSTICA NELLA GRANDE GUERRA

Il ruolo di primissimo piano vissuto da Marostica durante la Grande Guerra fu tale da cambiare radicalmente la quotidianità della vita cittadina: per la sua posizione strategica di immediata retrovia del fronte dell'Altopiano dei Sette Comuni, fu sede di comandi, deposito di munizioni, di armi e di viveri e luogo ove trovarono sistemazione numerosi ospedali da campo. Non solo: fu anche punto di sosta e di transito delle truppe dirette al fronte fin dalla sera del 23 maggio 1915, quando è documentata la presenza di ufficiali al Caffè Centrale e di soldati del 116° Reggimento Fanteria. A guerra iniziata (24 maggio) l'Amministrazione comunale sostenne l'attività del Comitato di Preparazione Civile formato da alcuni volonterosi cittadini e che rispondeva a necessità quali l'assistenza sanitaria, l'eventuale soccorso ai profughi, l'aiuto alle famiglie di coloro che erano stati chiamati alle armi e la cura della corrispondenza tra i soldati e le famiglie. In data 13 agosto 1915 Il Giornale di Vicenza dà notizia, inoltre, dell'avvenuta costituzione a fine luglio del Comitato femminile pro soldati, che aveva il compito di raccogliere libri, riviste e giornali per i soldati. Fu quella della Prima Guerra Mondiale una Marostica, dunque, vicina ai soldati d'Italia che la raggiungevano da e per l'Altopiano, prodiga di iniziative, che coinvolsero la popolazione tutta, quali la celebrazione della Santa Messa in Piazza Umberto l o nella Pieve di S. Maria, concerti per i soldati al Politeama, conferenze per la sottoscrizione del Prestito Nazionale per la guerra.

Marostica 1917 - Autocarri porta acqua nei pressi del sagrato di Sant'Antonio

Marostica 1917 - Autocarri porta acqua nei pressi del sagrato di Sant'Antonio

Marostica 1918

Marostica 1918

La guerra, come si sa, è soprattutto dolore e, in particolare dai giornali, si possono ricavare periodicamente i nomi dei caduti di Marostica (il primo caduto di Marostica e certamente uno dei primi dell'intera guerra fu Giuseppe Scanagatta, classe 1895, colpito a morte il 25 maggio 1915). Il conflitto divenne uno straziante scenario di sofferenze e patimenti, soprattutto in seguito alla Strafexpedition del maggio - giugno 1916, quando dall'Altopiano scesero a migliaia i profughi: 3000 ne giunsero in una sola notte a Marostica e non mancò il fraterno soccorso dei marosticensi, pur essi angosciati per una eventuale evacuazione della cittadina scaligera. Marostica e dintorni furono, inoltre, anche ambito soggiorno di unità combattenti a riposo, fra le quali ricordiamo la Brigata Sassari, quella, come noto, di Emilio Lussu di Un anno sull'Altipiano: infatti nel maggio del 1917, poco più di un mese prima del calvario dell'Ortigara (giugno 1917), la Brigata Sassari sostò e riposò nel vicino Comune di Vallonara e fraternizzò con la popolazione. Sopraggiunsero le cruente giornate dell'Ortigara (giugno 1917), seguite di lì a pochi mesi da quelle della rotta di Caporetto (ottobre 1917), quando la linea difensiva venne ad essere fissata sul Grappa e sul Piave e Marostica rimase allora, come è stato ricordato da Tita Boschetti, "l'ultima oasi popolata della zona. Punto estremo di rifornimento... Fu l'ora dello spasimo estremo... Marostica viveva nell'ansia continua, ma non perdeva la serenità e la speranza"; speranza coronata dall'offensiva finale, un anno dopo, di Vittorio Veneto (ottobre - novembre 1918). La sera del 3 novembre, quando si diffuse la notizia dell'arrivo delle nostre truppe a Trieste ed a Trento, le vie e la piazza di Marostica si riempirono di soldati e la popolazione festeggiò la fine del conflitto.

A testimoniare attualmente il ruolo significativo svolto da Marostica durante la prima guerra mondiale stanno i nomi di vie e piazze intitolate a date, luoghi e protagonisti della guerra e proprio tra questi ultimi ricordiamo: Gianni Cecchin, al quale è intitolata la sezione degli alpini di Marostica, del Battaglione "Sette Comuni" del 6° Reggimento Alpini, caduto tre giorni dopo essere stato ferito il 19 giugno 1917 sull'Ortigara durante il vittorioso assalto a q.2105; in questo fatto d'arme cadde il 19 giugno anche il Tenente Lodovico Pivato, mentre il Maggiore Giovanni Battista Morello era caduto il 16 settembre 1916, lontano da casa, sul monte Rombon nell'alto Isonzo. Il lungo e triste elenco dei caduti si eleva a monito per un futuro di pace. Il 19 giugno 1921 il Generale Giovanni Cattaneo, nel corso di una solenne cerimonia, decorò la bandiera di Marostica con la Croce al Merito di Guerra.

Marostica 1918 - Via XX Settembre ora Corso Mazzini

Marostica 1918 - Via XX Settembre ora Corso Mazzini

LE INFRASTRUTTURE DI GUERRA

Fin dall'inizio della Grande Guerra Marostica divenne un passaggio obbligato trovandosi vicino alla zona delle operazioni militari, ai piedi dell'Altopiano dei Sette Comuni e sulla direttrice Bassano - Schio, ossia in prossimità del Grappa, della Val d'Astico e del Pasubio.

Le immagini d'epoca ritraggono un centro cittadino animato da soldati e mezzi militari, una stazione ferroviaria in grande attività con traini di buoi, cariaggi e aree attigue occupate da magazzini.

La necessità di assicurare la presenza al fronte di migliaia di soldati e di garantirne la permanenza aveva portato ad organizzare, lungo il Pedemonte e sulle pendici meridionali dell'Altopiano, efficaci infrastrutture. Esse permisero un continuo afflusso di mezzi, armi, munizioni, viveri e materiale da costruzione, entrando in piena attività nel 1916 dopo la conclusione della Strafexpedition.

Per rispondere alle esigenze di guerra le vie di comunicazione vennero adeguate con la realizzazione di nuove strade e ferrovie o con l'adattamento di quelle esistenti; furono inoltre predisposti impianti di trasporto a fune e a trazione elettrica. La rete ferroviaria fu ampliata con la costruzione della linea Decauville Marostica - Calvene e il suo collegamento con la linea normale Vicenza - Marostica - Bassano.

Le vie d'accesso all'Altopiano furono potenziate con la costruzione di nuove rotabili come la Bassano - Tortima o la sistemazione della Marostica - Crosara - Conco.

Fu realizzato anche un articolato sistema di mulattiere e sentieri che permettevano il movimento di truppe parallelamente alla viabilità principale.

L'afflusso di materiali e munizioni divenne più rapido grazie a un sistema di teleferiche, reso necessario dalla particolare orografia del territorio. Nell'ultimo periodo di guerra, venne altresì costruita una linea filoviaria per il trasporto di persone e cose, con partenza da Marostica e arrivo sul ciglio dell'Altopiano.

FERROVIE

Durante il lungo periodo del conflitto, l'Alto Vicentino fu attraversato da mezzi e truppe diretti alle zone di guerra.

La linea tranviaria Vicenza - Marostica - Bassano, entrata in esercizio nel 1910, ebbe una funzione preminente nel far giungere uomini, armi, munizioni e viveri fino a ridosso dei monti. Fu soprattutto durante l'offensiva austriaca sugli altopiani del maggio 1916 che la ferrovia venne messa a dura prova. La stazione di Marostica, come altre, venna ampliata con aree di sosta e raccordi con i depositi militari.

In questa fase, poiché si rese indispensabile trasportare il materiale dalle stazioni ferroviarie ai magazzini prossimi alla zona di guerra, si progettò la linea a scartamento ridotto Decauville (dal nome della ditta francese che produce il materiale). La linea collegava Marostica a Calvene, passando per Breganze con un prolungamento fino a Thiene.

Questo tipo di ferrovia si adattava bene alle caratteristiche del territorio, i binari potevano essere montati e smontati rapidamente e il costo era inferiore rispetto allo scartamento normale. In soli tre mesi, dal marzo al giugno 1917, la linea Decauville - lunga 18 chilometri e mezzo - fu completata. I lavori vennero eseguiti dal 6° Reggimento Genio Ferrovieri nel cui ambito, nella primavera 1917, venne costituita la 5° Compagnia di esercizio Decauville, con comando a Marostica. La realizzazione dell'opera richiese l'impiego di ben 800 operai.

La necessità di un raccordo con le linee normali fece sì che Marostica diventasse punto di partenza. Marsan fu collegata successivamente con Marostica, mentre Calvene, località al riparo dalle artiglierie nemiche, divenne stazione d'arrivo. Da qui il materiale era avviato verso i monti con camion, muli e teleferiche dirette in località Ristoro di Lusiana e Serona. Da Marostica una deviazione portava a Vallonara, nei pressi della stazione di partenza di altre teleferiche.

La linea Decauville Marostica - Breganze - Calvene fu utilizzata fino al 1920, quando venne smantellata. Di essa oggi rimangono solo alcune tracce.

FILOVIE

Nell'ultimo periodo di guerra, per rifornire le truppe combattenti sull'Altopiano, fu costruita una linea filoviaria che partiva da Marostica - nelle vicinanze del ponte sul Longhella - e giungeva al Puffele, passando per Crosara e Conco, lungo la preesistente carrozzabile, che fu adeguata allo scopo. La filovia, progettata dal Generale Luigi Maglietta, comandante del Genio della 6° Armata, era nata in funzione di una offensiva prevista per l'anno successivo e fece parte di un complesso di lavori che, iniziati durante il conflitto, risultarono incompiuti alla fine delle ostilità. Il Generale Maglietta pensò allora di trasformarla in strumento di pace prolungandone il tracciato in pianura fino a Nove e sull'Altopiano fino ad Asiago (località Bellocchio). In tal modo la filovia divenne utile mezzo per il trasporto sia delle persone che delle cose, in particolare di quanto necessario per la ricostruzione dei paesi montani interamente distrutti durante gli aspri combattimenti. Si ritiene che il materiale utilizzato per il potenziamento della linea provenisse dallo smantellamento di una analoga filovia di collegamento fra Primolano ed Enego, realizzata lungo il tracciato della carrozzabile inaugurata nel 1913.

Filocarri sulla strada per Crosara

Filocarri sulla strada per Crosara

La linea Marostica-Asiago entrò in funzione nel 1919 e fu attiva per 4 anni. Le persone salivano su apposite vetture, dette giardiniere, e prendevano posto su sedili di legno. Le pareti e la copertura consistevano in grosse tende. Le ruote di gomma, a contatto con la strada sterrata e talora dissestata, provocavano sobbalzi e poteva accadere che l'asta di presa si staccasse dai fili di alimentazione, causando l'arresto della vettura; un apposito incaricato ristabiliva il contatto servendosi di una lunga pertica. Per la gestione del servizio il Generale Maglietta costituì una società, di cui entrò a far parte. Ingiustamente accusato di interesse privato e sperpero di denaro pubblico, fu arrestato e rinchiuso per 23 giorni nelle prigioni del Castello Inferiore di Marostica, prima di essere completamente scagionato.

La filovia a trazione elettrica rimase in funzione fino al 1923, allorquando fu smantellata per essere sostituita da una più veloce e comoda linea automobilistica.

TELEFERICHE

A partire dall'estate 1916, lungo il versante meridionale dell'Altopiano, furono realizzati una serie di impianti per un rapido trasporto di materiali e munizioni dalla pianura alle immediate vicinanze del fronte di combattimento. Si trattava di teleferiche leggere, di cui oggi rimangono pochi resti. Il materiale viaggiava ad una certa altezza dal suolo, lungo funi portanti, sostenute da appositi piloni.

Teleferica con carrello per trasporto feriti

Teleferica con carrello per trasporto feriti

Le stazioni di partenza erano collocate ai piedi dei monti, in località nelle quali potessero giungere con facilità i rifornimenti necessari. La possibilità di far giungere a Vallonara i binari della linea Decauville carichi di materiale bellico e rifornimenti ne fece un opportuno punto base per il trasferimento in quota. Questa località fu quindi sede della stazione di partenza di una teleferica, mentre la vicina Valle S. Floriano divenne stazione di partenza di un'altra teleferica. I punti di arrivo erano Bocchetta di Conco e Tortima. Queste teleferiche, nate per il trasporto di rifornimenti, non di rado erano utilizzate per far giungere a valle i feriti destinati agli ospedali da campo di Marostica e del circondario.

Nei pressi delle stazioni di partenza sorsero depositi per il materiale da trasportare, così come in corrispondenza delle stazioni di arrivo nacquero centri logistici organizzati per una capillare distribuzione di viveri e munizioni ai combattenti, nonché per la fornitura di foraggio agli animali.

A S. Luca, fino a qualche tempo fa, erano visibili imponenti pilastri di una teleferica che probabilmente era stata progettata con partenza da Molvena e della quale, ad oggi, non si hanno altre notizie.

Nella primavera del 1918, nel settore della 6° Armata italiana, risultavano in attività 15 impianti, che si sviluppavano per più di 50 km.

OSPEDALI E PERSONALE SANITARIO

All'interno delle trasformazioni che Marostica visse durante il conflitto, quella legata all'organizzazione del servizio sanitario nelle retrovie fu tra le più rilevanti. La guerra di posizione, infatti, comportò la necessità di ripensare un complesso sistema d'intervento sanitario capace di fornire risposte immediate in prossimità della prima linea e, nelle retrovie, di istituire fin dal 1915 ospedali da campo da 100 posti letto ed ospedaletti da campo da 50 posti letto.

Dalle prime linee, i feriti giungevano a Marostica trasportati in vario modo. Sappiamo che furono usati mezzi ad hoc, quali le ambulanze, ma abbiamo anche notizia dell'uso massiccio della teleferica, che riportava al piano i feriti poi ricoverati in uno degli ospedali cittadini o del circondario. Le teleferiche, che collegavano il Comando tappa situato a Vallonara e Valle San Floriano con il ciglio dell'Altopiano (Tortima e Bocchetta di Conco), venivano infatti utilizzate anche per il trasporto delle barelle con i feriti che lungo la discesa, come riportato da alcune testimonianze orali, si lamentavano per il dolore provocato dai sobbalzi cui erano sottoposti. Non mancano, del resto, i racconti di trasporti avvenuti con mezzi di fortuna, come ad esempio i camion che salivano in Altopiano con le cisterne dell'acqua potabile e scendevano carichi di feriti.

Le fonti riguardo al numero di ospedali ed ospedaletti presenti in città sono contraddittorie, ma la maggior parte converge nell'indicare un numero di 10 strutture attive nel corso del conflitto, oltre a infermerie ed ambulanze.

Con certezza, possiamo identificare la presenza di un ospedale da campo da 100 posti letto, identificato con il numero 007, sito in via Panica nell'ala manicomiale del precedente Ospedale Civile gestito dalla Compagnia di Carità. La documentazione presente nell'archivio del Comune di Marostica, costituita perlopiù dai fogli di decesso con cui la struttura ospedaliera richiedeva al Comune di occuparsi della sepoltura del soldato, attesta l'attivazione dell'istituto di cura a fini militari fin dal luglio del 1915. Questi documenti diventano numericamente rilevanti a partire dal giugno 1916, quando le azioni belliche sull'Altopiano si fanno più cruente, e evidenziano che l'ospedale continuò a fornire assistenza ai feriti per tutto il periodo bellico.

Subito fuori le mura cittadine e quindi in zone facilmente raggiungibili da autoambulanze e da altri mezzi militari che furono adattati al trasporto di feriti, si trovavano altre strutture ospedaliere. Tra queste ricordiamo l'edificio attualmente conosciuto come Palazzo Baggio che fu certamente utilizzato come luogo di cura.

In zona Campo Marzio, nei locali del teatro Politeama, era attivo l'ospedaletto 138, comunicante con un'altra struttura sanitaria, l'ospedaletto 137, e con un'infermeria situata fuori Porta Bassano. In zone più periferiche erano certamente attivi altri due ospedaletti: uno situato a Marsan, lo 0112, e un altro, classificato come 073, in via Torresin presso la casa allora di proprietà del signor Camillo Gusi. Entrambi furono attivi per l'intera durata del conflitto; in particolare, fin dal 1916, l'ospedaletto 0112 risultava organizzato in cinque reparti e richiedeva la presenza di almeno tre infermiere.

E' certa la partecipazione della parte femminile della popolazione alle attività di cura e assistenza ai feriti. Furono, in particolare, le Crocerossine a prestare quest'opera. Esse erano, infatti, figure professionali impegnate nel ruolo specifico di infermiere, appositamente formate con corsi predisposti dalla Croce Rossa Militare. Alcuni nomi ritornano con insistenza nel ricordo dei nostri anziani e nei testi che riportano memorie cittadine: sono quelli di Teodolinda Cuman, di Lia ed Annita Martini, di Marcella Xausa e di Anna Moresco.

Oltre alle infermiere e alle crocerossine, operavano in questi luoghi di cura anche molte donne volenterose della città spinte da intenti umanitari. Esse si rendevano utili assistendo i soldati sofferenti e adempiendo alle necessità quotidiane che una struttura ospedaliera poteva avere: il lavaggio delle lenzuola e delle bende, il trasporto dell'acqua, l'accompagnamento durante la convalescenza. Spesso le relazioni interpersonali che nascevano, continuavano anche dopo la partenza del soldato attraverso scambi epistolari.


Data visita: 08/01/2022
Data pubblicazione: 27 Gennaio 2022

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