Busa del Cavallo - Campigoletti
Dal Piazzale Lozze un giro insolito su antiche strade militari (m 2083)
Per fare questo percorso è necessario avere una carta topografica 1:25000 del luogo e saperla consultare ed eventualmente anche la traccia gpx o kml (si trova a fondo pagina) da caricare sul proprio cellulare. Il percorso è in parte su sentieri segnavia in parte su sentieri non segnati.
 
Partendo dal piazzale Lozze si prosegue in direzione Malga Moline / Rif. Adriana proseguendo per la strada che porta verso Piazza delle Saline. In pratica è la strada a sinistra rispetto alla salita verso la cima dell'Ortigara. Percorsi circa 500 metri si trova l'incrocio in foto. Si sale a destra nella strada con divieto di circolazione.
Si rimane su questa strada militare fino ad incrociare un sentiero sulla sinistra che porta rapidamente verso il bivacco Campoluzzo. Se si prosegue per la strada non è un grosso problema in quanto troverete un po' più avanti l'indicazione per il bivacco.
Superato il bivacco si procede verso sud ovest lungo il sentiero 839 per circa 200 metri dove è necessario lasciare il sentiero rimanendo a destra lungo una salita rocciosa.
Il sentiero è ben battuto da numerosi passaggi e, a parte la prima salita, è piacevole da percorrere per l'ambiente circostante.
Il sentiero si congiunge al segnavia 839 che porta verso il monte Chiesa. Si procede a nord ovest proprio in direzione del Chiesa.
Arrivati alla zona logistica di Malga Pozze si lascia il sentiero segnavia e si prosegue verso la malga.
Da malga Pozze si prosegue lungo la strada passando sotto al monte Forno. Volendo visitarlo si allunga il percorso di circa 20 minuti.
All'incrocio si gira a destra proseguendo lungo la strada verso il bivio Conrad (che non raggiungeremo).
Voltandosi si può capire la posizione strategica del monte Forno.
Si passa sopra alla chiesetta del monte Forno, fino ad incontrare il comando del 27° reggimento "Konig der Belgier".
Altra importante deviazione: poco prima che la strada faccia un'importante doppia curva (prima a sinistra e poi a destra) si trova il sentiero in foto e si procede a destra.
Il sentiero un po' impervio per la presenza di mughi troppo cresciuti porta alla Kaiser Karl strasse.
Imboccata la Kaiser Karl strasse si procede a destra in direzione nord ovest.
La strada prosegue verso l'Ortigara passando attraverso la zona logistica della Busa del Cavallo e il cimitero Cuvolin.
Nei pressi della busa del Cavallo si trova il bivacco Bordignon (utile appoggio in caso di mal tempo) e un tavolino da pic-nic.
La strada continua a salire passando vicino al baito Cuvolin e al fontanello del Cuvolin.
Non c'è posto dove non si possa vedere qualche manufatto della Grande Guerra. La montagna ha creato riparo e reso possibile la costruzione di edifici un po' ovunque.
Ad un certo punto la sorpresa: una tabella a Gianni Pieropan. La memoria mi ha riportato negli anni '80 quando guardavo su qualche televisione privata i suoi documentari dei luoghi della Grande Guerra. Per voi forse è sconosciuto ma ha fatto molto per far conoscere questi luoghi.
Superato il cimitero di Campigoletti si procede verso val Agnela.
Seguendo il sentiero 839 si prosegue per Piazza delle Saline.
Si passa vicino alla deviazione per il bivacco Campoluzzo ma si prosegue dritti per ritrovarsi nel pezzo di strada fatta all'andata.
Come si raggiunge:
Da Gallio(VI) in direzione di Enego, a circa 300 metri dal centro di Gallio sulla sinistra troverete le indicazioni per il monte Ortigara. La strada a tratti non è asfaltata.
Mappe Interattive:
Busa del Cavallo
 
Cimitero Campigoletti
 
Parcheggio
SCHEDA PERCORSO | |
---|---|
Provincia: | Vicenza |
Comune: | |
Coordinate punto di arrivo: | 45.98943 - 11.48697(45°59'22" N - 11°29'13" E) |
Coordinate parcheggio: | 45.9961 - 11.53095(45°59'46" N - 11°31'51" E) |
Altitudine di partenza (m): | 1752 |
Altitudine di arrivo (m): | 2083 |
Dislivello (m): | 600 |
Difficoltà del percorso: | EE - Escursionisti Esperti |
Ore a piedi: (andata e ritorno, esclusa visita) | 5 ore |
Km totali: | 15,0 |
Come si raggiunge: | A piedi |
Tipologia: | Paesaggistico, Storico, Panoramico |
Traccia GPS:
Storia: (tratta dai tabelloni in loco del Ecomuseo della Grande Guerra)
LA SISTEMAZIONE TATTICO-LOGISTICA DELLA CONCA DI MALGA POZZE
La cortina difensiva che univa il caposaldo di Monte Forno a quello di Monte Chiesa costituiva uno dei tratti maggiormente "sensibili" della linea difensiva austro-ungarica sull'Altipiano (Winterstellung) tra l'estate del 1916 e l'autunno del 1917. Ad essa andava pertanto riservata la massima attenzione da parte della 6a Divisione e del superiore III C.d.A. austriaco. Occorreva infatti provvedere non solo ad un'adeguata sistemazione tattica della linea, in grado di garantire al presidio il massimo di protezione ed il più efficace sfruttamento del terreno in chiave difensiva, ma anche ad un'impeccabile organizzazione logistica. Le condizioni dell'esercito austro-ungarico al quarto anno di guerra imponevano di fare tutto quanto umanamente possibile per offrire ai combattenti condizioni di vita accettabili, sia sotto il profilo fisico, sia sotto quello morale. I resti delle moltissime costruzioni, dei baraccamenti e delle cucine di cui è cosparso il margine sud-orientale della grande conca di Malga Pozze, mostrano ancor oggi il livello e l'accuratezza di tale sforzo. Al confine d'impiego di due dei più noti reparti dell'esercito comune, il 27° Rgt. (il König der Belgier) ed il 17° Rgt. (il Kronprinz, dedicato quindi al principe ereditario), a prevalente reclutamento sloveno, questa serie di baracche costituisce un complesso esemplare di organizzazione logistica di una posizione in quota. Anche nelle peggiori condizioni climatiche, quelle che si verificheranno ad esempio nell'inverno 1916-17, le truppe qui dislocate potranno, grazie ad essa, non solo sopravvivere in condizioni accettabili, ma anche mantenere un atteggiamento aggressivo nei confronti degli italiani che si concretizzerà in audaci assalti mediante tunnel scavati nella neve.
 
CHIESETTA DI MONTE FORNO
Realizzata all'interno della Busa della Pesa dai reparti del 27° Reggimento "König der Belgier" la Cappella di Monte Forno venne pesantemente danneggiata da un colpo di grosso calibro sparato dalle artiglierie italiane durante la battaglia del giugno 1917. Alle spalle della chiesetta venne realizzato il cimitero dove furono sepolti complessivamente 121 caduti austriaci e 21 italiani tra i quali 4 ufficiali. Il crocifisso ligneo, di cui rimane il basamento originale, venne portato dagli austriaci in ritirata a Graz dove ora è custodito presso la Belgierkaserne.
La chiesetta ridotta a poco più di un rudere è stata invece ricostruita nel 1988 dal reparto Pionieri del Landwehrstammregiment n.54 di Graz, erede naturale del 27° Reggimento, ed inaugurata con una solenne cerimonia il 27 agosto 1988 alla presenza delle rappresentanze civili e militari di Austria ed Italia.
 
LA BUSA DEL CAVALLO
La sistemazione logistica della Busa del Cavallo rappresenta un ottimo esempio di organizzazione dei baraccamenti, dei magazzini e dei servizi (innanzitutto medico e veterinario) a livello di Brigata. Posta in prossimità di una delle principali funivie austriache che da località Larici, attraverso la zona del Portule, consentiva l'arrivo alle linee di quanto necessario a vivere e combattere in ogni periodo dell'anno, sfruttava il riparo offerto dalla conformazione del terreno per sfuggire al tiro dell'artiglieria nemica. Il massiccio utilizzo della ricognizione aerea da parte italiana prima e durante l'offensiva dell'estate del 1917, rese peraltro possibile all'artiglieria a lunga gittata italiana e agli stessi bombardieri Caproni, impiegati per la prima volta in masse consistenti, di procurare danni anche di un certo rilievo a baracche e ricoveri.
Dall'estate del 1916 all'autunno del 1917, la zona ospitava la sede del comando della 12a Brigata di fanteria austroungarica e quella del 17° Reggimento "Kronprinz"
 
CIMITERO MILITARE DEL CUVOLIN
Da maggio a novembre del '19 - dal disgelo alla caduta della prima neve - i reparti militari che erano rimasti in Altopiano attesero alla bonifica dei campi di battaglia, da ordigni inesplosi, da munizioni ed esplosivi, da armi e materiali, così come al recupero delle migliaia di salme sparse e alla loro inumazione nei cimiteri esistenti sul posto.
Questi lavori ripresero nel maggio del '20, ma da questo momento in poi il recupero delle salme e il riordino dei cimiteri fu diretto e coordinato da uno speciale Ufficio Centrale per la Cura e le Onoranze alle salme dei caduti in guerra, emanazione del Ministero della Guerra con sede a Udine.
I suoi obiettivi furono da un lato dare capillare sistematicità alla ricerca, dall'altro mettere ordine nella grande dispersione dei cimiteri spontanei esistenti, con accorpamenti e anche trasferimenti in zone di più facile accesso. La maggior parte dei cimiteri era infatti in luoghi lontani dai centri abitati, in zone impervie, difficilmente raggiungibili dai familiari, dai compagni, dalle associazioni di reduci che cominciavano sempre più spesso ad arrivare in visita. E poi erano costruiti come era stato allora possibile vicino alla linea del fuoco, a volte anche con cura, attenzione e pietà, ma più spesso con un senso di provvisorietà. Molti erano stati poi sconvolti dalle granate, altri erano troppo piccoli per poter accogliere le salme recuperate attorno. Nel Cimitero del Cuvolin erano inumate 900 salme austriache.
 
CIMITERO AUSTROUNGARICO DI MONTE CAMPIGOLETTI
Nel novembre del 1918 al termine della guerra, i cimiteri sparsi sull'Altopiano erano molti di più di quei 41 che verranno definitivamente sistemati dopo il lavoro di recupero e di riordino, durato per qualche anno, coordinato da uno speciale Ufficio Centrale per la Cura e le Onoranze della salme dei caduti in guerra.
Quasi certamente qualche centinaio, solo qualcuno grande e già ben definito nei centri logistici di seconda linea, per la maggior parte piccoli, cento o duecento sepolture, ma anche semplici gruppi di tombe e fosse comuni.
Si può dire che ogni tratto di fronte, di trincea, come anche ogni ospedaletto da campo, avesse accanto il suo cimitero.
E poi vi erano, sparsi ovunque, singoli tumuli, solo un palmo di terra o di pietre, inumazioni di necessità oltre che di pietà, fatte magari di fretta e precariamente sul luogo di una morte o di un ritrovamento, quando non era possibile pensare a un trasporto e a una sepoltura più dignitosa. E corpi ancora insepolti, celati in anfratti nascosti, in buche solo parzialmente ricoperte, fra i mughi.
Il cimitero di Monte Campigoletti, uno dei più interessanti e struggenti esempi di sepoltura in prima linea, raccoglieva le salme di 23 ufficiali austriaci e 400 soldati italiani tra i quali 7 caduti di morte bianca.
Data visita: 13/06/2020Creato il: 07/07/2020
Autore: Corrado DZ.
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